Catherine Malabou - La Rivoluzione? Non c’è mai stata

La Rivoluzione francese non ha abolito le disuguaglianze: il nuovo libro di Catherine Malabou

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Catherine Malabou smonta il mito del 1789: “La Rivoluzione? Non c’è mai stata”

In occasione dell’anniversario della presa della Bastiglia, la filosofa francese Catherine Malabou torna in libreria con un saggio destinato a far discutere: La rivoluzione? Non c’è mai stata, pubblicato da elèuthera. Il volume, lucido e provocatorio, mette in discussione uno dei pilastri dell’immaginario democratico moderno: l’eredità della Rivoluzione francese.

Malabou propone una rilettura radicale degli eventi del 1789, sostenendo che, più che una svolta verso l’uguaglianza, la Rivoluzione abbia perpetuato – se non rafforzato – nuove forme di disuguaglianza e dominio. “La proprietà è il furto”, scriveva l’anarchico Pierre-Joseph Proudhon nel 1840, e Malabou riprende questa celebre formula per mostrare come la nascita della proprietà privata, lungi dal rappresentare un’emancipazione collettiva, abbia escluso intere classi e popolazioni, sia all’interno del nuovo ordine borghese che nei territori colonizzati.

Con un approccio filosofico e storico insieme, Malabou rilegge la genesi del concetto di proprietà alla luce delle moderne teorie critiche, smascherando ciò che definisce “furto di memoria e di senso” compiuto in nome della libertà. La sua analisi attraversa la retorica rivoluzionaria, l’interpretazione marxista, la questione coloniale e le attuali teorie dei beni comuni, fino a concludere che la promessa egualitaria del 1789 non è mai stata realmente mantenuta.

Catherine Malabou - La Rivoluzione? Non c’è mai stata
Catherine Malabou – La Rivoluzione? Non c’è mai stata

Un’autrice tra filosofia e impegno

Catherine Malabou, allieva di Jacques Derrida, insegna filosofia tra Londra e la California. Nota per le sue opere su Hegel, Freud, la psicoanalisi e il pensiero femminista, ha già pubblicato in Italia titoli fondamentali per comprendere il rapporto tra filosofia e trasformazione sociale. Questo nuovo saggio si inserisce nel solco del suo percorso critico e creativo, sempre attento a smascherare le false narrazioni del potere.

Perché questo libro è importante per il territorio

Il saggio di Malabou rappresenta un’occasione preziosa per il nostro pubblico locale di confrontarsi con un pensiero critico di respiro internazionale. In un momento storico segnato da nuove disuguaglianze, la sua analisi invita a ripensare i fondamenti stessi delle nostre democrazie e a interrogarci sulle forme di esclusione che ancora oggi persistono. Un contributo che può arricchire il dibattito culturale anche nelle realtà locali, spesso escluse dai circuiti accademici tradizionali.

Informazioni utili sul libro

  • Titolo: La rivoluzione? Non c’è mai stata
  • Autrice: Catherine Malabou
  • Casa editrice: elèuthera
  • Prezzo: 20 euro
  • Pagine: 232
  • Traduzione: Carlo Milani
  • Anno di pubblicazione: 2025
  • Disponibilità: In tutte le librerie indipendenti e online

leggi il primo capitolo in anteprima

Sul diritto d’albinaggio

L’incertezza della condizione, la china tremendamente scivolosa per cui l’uomo libero diventa vassallo, il vassallo servitore, e il servitore servo, è il terrore del Medioevo e l’abisso della sua disperazione. Non c’è modo di sfuggire. Poiché chi fa un passo falso è perduto. Si è ubenati, derelitti, prede, servi, o si viene uccisi. La terra vischiosa trattiene il piede, fa presa come una radice su chi passa. L’aria contagiosa lo uccide, ovvero lo rende soggetto alla manomorta, un morto, una nullità, una bestia, un’anima da cinque soldi, e cinque soldi ne espieranno l’assassinio. Ecco i due grandi tratti generali, esteriori, della miseria del Medioevo, a causa dei quali si è venduto al Diavolo. — Jules Michelet, Légendes démocratiques du Nord

La proprietà è il diritto d’albinaggio: questo assioma sarà per noi come il nome della bestia dell’Apocalisse, nome in cui è racchiuso tutto il mistero di questa bestia. Sappiamo che chi riuscirà a penetrare il mistero di questo nome sarà in grado di comprendere l’intera profezia e sconfiggerà la bestia. Ebbene! Grazie a un’interpretazione approfondita del nostro assioma, uccideremo la sfinge della proprietà. Muovendo da un fatto così caratteristico, il diritto d’albinaggio, seguiremo le spire di questo vecchio serpente, enumereremo i grovigli assassini di questa spaventosa tenia, la cui testa, con le sue mille ventose, è sempre riuscita a sottrarsi alla lama dei suoi più acerrimi nemici, abbandonando alla loro mercé enormi sezioni del suo cadavere. — Pierre-Joseph Proudhon, Qu’est-ce que la propriété?

In queste riflessioni sulla proprietà, il potere e la condizione servile in Francia propongo di fare un tratto di strada insieme a Pierre-Joseph Proudhon, quanto basta per effettuare una lettura molto libera del suo capolavoro Qu’est-ce que la propriété? [Che cos’è la proprietà?]. Si tratta di vedere in cosa questo testo rimane indispensabile non solo per l’elaborazione di una critica contemporanea della proprietà privata ma anche – operazione indissociabile dalla precedente – per l’analisi della situazione politica francese oltre duecento anni dopo la Rivoluzione.

ET.

LEGGI ANCHE