Cominciamo col dire che cosa non è un cohousing:
Non è un ricovero per anziani autosufficienti e benestanti;
Non è una soluzione che mette insieme solitudini irrisolte;
Non è una comune nostalgica organizzata da ormai attempati hippy dei lontani anni settanta;
Non è una comunità terapeutica;
Non è un sacco di cose che nell’immaginario di tanti ne rendono l’idea entusiasmante o da scartare nel modo più assoluto.
Una definizione, a mio modo di vedere, azzeccata di c’è.
La definizione di cohousing è quasi paradossale: è il modo più naturale di stare vicino agli altri quando si sa apprezzare la solitudine.
A Ferrara c’è un cohousing felicemente abitato dal 2015. L’avventura è cominciata nel 2009 da un gruppo GAS (gruppo acquisto solidale) che cercava una soluzione abitativa urbana basata sulla socialità relazionale: mutuo aiuto, solidarietà, prevenzione della solitudine.
Dal punto di vista della concretezza della costruzione era chiaro che si dovessero raggiungere degli standard economici in linea con la difesa dell’ambiente e del territorio e perché no?, della bellezza.
La strada percorsa per arrivare al risultato è stata impegnativa. Fondamentale la conoscenza di altre realtà esistenti come quella di Castel Merlino a Monzuno (Bo), l’eco villaggio di Torri Superiore in Liguria e la cohousing di Bochum in Olanda.
Dopo il tentativo fallito di coinvolgere un’impresa che si occupasse tecnicamente della costruzione, i “sognatori” del progetto sono diventati “impresa” ed è nata così La Società Cooperativa COHOUSING SOLIDARIA.
7 magnifiche 7 famiglie: una farmacista, un’operatrice sanitaria, una pediatra, una chimica, un tecnico audiometrico, due store manager acquistano il terreno e il progetto si avvia con una gara d’appalto vinta da Rizoma Architetture di Bologna Snc Ferruccio Maestrami di Loiano (Bo) e col fondamentale intervento di Banca Etica che ha concesso il mutuo.
Iniziano le innumerevoli, impegnative e divertenti riunioni per le diverse fasi dei lavori. Il costo stimato inizialmente era di 2000 euro/mq scesi a 1980 euro m/q tutto incluso.
Una figura importantissima che ha contribuito alla realizzazione senza tanti ostacoli è stata quella della consulente/coordinatrice, ma forse soprattutto amica Anna Tamburini di NL Properties (NL Properties è oggi una società di investimenti e di gestione immobiliare impegnata nella realizzazione di immobili che offrono qualità tecnologica ed architettonica, orientata al miglioramento della qualità di vita dei loro utenti).
Dalla prima posa alla consegna delle chiavi 9 mesi: un record. Un progetto, mi racconta Alida Nepa, una delle fondatrici, che mirava a costruire un immobile secondo un’attenzione meticolosa al rispetto per l’ambiente, alla riduzione di consumi ed a ribaltare le teorie architettoniche in cui l’attenzione alla privacy la faceva da padrona.
La privacy c’è, infatti ognuno dei sette appartamenti è completamente autonomo dagli altri, ma allo stesso tempo c’è una grande attenzione nella cura degli spazi comuni che offrono una grande quantità di possibilità di momenti relazionali interessanti.
Chi torna a casa inevitabilmente vede un vicino di casa in giardino oppure seduto sul divano a leggere un libro sorseggiando una tisana o addirittura si trova ad attraversare uno spazio in cui si tiene un evento e non potrà fare a meno di salutare, sorridere ed incuriosirsi.
Infatti l’accesso allo stabile che in un qualsiasi palazzo è un androne da cui partono le scale e l’ascensore, qui è uno spazioso soggiorno-cucina arredato con cura con tanto di camino, divani, qualche tavolo, una cucina ed un frigorifero, librerie, bagno, reparto lavatrici e illuminato da due grandi vetrate che si affacciano su due lati del giardino.
Qualche scalino nel verde antistante la casa e si è sulla riva del Po di Primaro. Oltre alla bellezza e alla poesia, c’è la praticità di fili per stendere, degli alberi da frutto, di un orto curato un po’ da tutti, di panche e sedie per un beato far filò perché la comunicazione è importante anche in un semplice e disimpegnato chiacchierare.
Le relazioni che si stabiliscono nella cohousing sono impreviste e partono dal presupposto che l’altro non è in nemico. Sono relazioni in continua evoluzione caratterizzata dalla fiducia in un abitare
collaborativo.
Evitando di scomodare le più raffinate elucubrazioni sui massimi sistemi, la collaborazione si realizza in uno spazio comune per il bucato, in uno scaffale con tutti quegli attrezzi condivisi che ognuno di noi compra anche sapendo che ne avrà bisogno al massimo due volte l’anno, in un camino che si accende per tutti e che calamita la voglia di solitudine e relazione insieme.
Alida mi illumina a proposito della continua evoluzione nelle relazioni all’interno del gruppo che si forma nella quotidianità del cohousing. Lo fa con una metafora geniale.
Il nostro abitare è paragonabile ad una relazione d’amore: all’inizio la gioia e l’entusiasmo di avviare il percorso sono inebrianti, ma poi è inevitabile entrare in una routine nella quale emergono inevitabilmente le criticità. Andare in crisi è una conseguenza ovvia e scegliere di stare ancora nella relazione prevede di correre ai ripari perché le crisi non diventino profonde.
È opportuna una formazione periodica basata sulla comunicazione nonviolenta che permetta una crescita personale e l’acquisizione della consapevolezza che una relazionale vive solo in una continua trasformazione. Nelle trasformazioni sono contemplate anche le ospitalità occasionali.
Alida mi racconta di quanto questa realtà l’abbia sostenuta nel momento in cui la mamma ammalata ha vissuto con lei e di come sia stata accolta un’allegra novantenne per un periodo di convalescenza presso la figlia. È andata vai con le lacrime dicendo di aver vissuto come da bambina quando le porte delle case del vicinato non erano mai chiuse e non ci si sentiva mai soli.
Una bella prova è stato il periodo Covid. Tutti in quarantena si, ma tutti prudentemente insieme, nessuna monade in mondi chiusi senza finestre. Ci si vedeva negli spazi aperti e si osservava stupiti come la natura si prendesse un momento di rinascita e relax.
Nel 2015 SOLIDARIA Cohousing a Parigi ha vinto il primo premio Green Building Solutions – Rizoma Architetture
di Grazia Satta