El Tren Maya è una ferrovia in costruzione nel sud del Messico della lunghezza di oltre 1500 km (la lunghezza della penisola italiana è di circa 1200 km) che attraversa la penisola dello Yucatan.
Per la sua realizzazione le gigantesche ruspe stanno procedendo come un enorme rasoio che abbatte milioni di alberi nella foresta pluviale tropicale, la seconda più grande dopo l’Amazzonia. Il danno alla flora ed alla fauna è inestimabile e sarà una cicatrice che tenderà ad allargarsi sempre di più nel tempo interrompendo tragicamente la vita di animali e piante.
Il progetto annunciato dal presidente Andrés Manuel López Obrador ai governi degli stati del Sud Est il 10 settembre 2018, dovrebbe essere concluso entro il 2024, prima della scadenza del suo mandato.
Per la realizzazione si fa ricorso ad un “diritto di passaggio” già utilizzato e poi abbandonato da Ferrosur (ferrovia che serve le regioni sudorientali del Messico.
Tale diritto permette di ignorare qualsiasi possibilità di opposizione da parte delle popolazioni abitanti i territori coinvolti.
L’opera già realizzata da Ferrosur copre il 60 per cento della rete mentre il 40 per cento è costituito da nuove linee costruite nella giungla.
La ferrovia attraversa le aree naturali di cinque stati del sud est dello stato messicano: Quintana Roo, Campeche, Chiapas, Tabasco e Yucatán, terre dell’antica civiltà Maya che conservano zone archeologiche ancora non portate alla luce, e farà sosta in venti stazioni.
Palenque, Escárcega, Calkini, Izamal, Cancún, Tulum negli Stati del Chiapas, Tabasco, Campeche, Yucatàn, Quintana Roo, sono le stazioni principali dove si fermerà.
Avrà la forma di un laccio che lancerà merci, combustibili dall’oceano Atlantico al Pacifico.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di offrire collegamenti fra la popolazione delle regioni, favorire l’apertura al turismo di siti storico archeologici Maya da cui prende il nome, e di offrire nuove opportunità allo sviluppo economico del territorio.
Questo è quanto dice la narrazione ufficiale ed una parte della popolazione pare credere a questa favola.
Ciò che invece sta accadendo durante le fasi della costruzione è l’aumento nei territori della della presenza di maestranze straniere super pagate, propense a spendere soprattutto in alcolici, droga e prostituzione. I reati sono in forte aumento ed i centri abitati sono diventati pericolosi soprattutto per le donne.
Correrà ad una velocità massima di 170 km orari, avrà due classi passeggeri con carrozze dotate di vetrate panoramiche e ottimi servizi di ristorazione. Insomma sarà destinata ad un turismo raffinato e facoltoso.
In una zona in cui la vita si svolge in villaggi dimenticati da sempre dai governi per quanto riguarda la creazione di scuole, presidi sanitari e accesso alla corrente elettrica, sembra che gli ultimi che avranno beneficio negli spostamenti con questi treni, siano proprio gli indigeni.
Il presidente López Obrador il 16 dicembre 2018 ha benedetto la costruzione partecipando ad un rituale Maya.
Fondamentale è la partecipazione all’impresa degli ingegneri militari che hanno il compito di promuovere la costruzione della ferrovia e rimuovere anche con l’intervento armato, gli ostacoli che si presentano in corso d’opera.
Esercito, narcotraffico, corruzioni varie, confuso e furbo populismo presidenziale. Un mix difficilmente leggibile da molti abitanti della regione ed al quale opporsi sembra quasi impossibile.
Chi lo fa rischia la prigione e la vita.
L’Armata Zapatista di Liberazione Nazionale ha dichiarato immediatamente l’opposizione alla sua realizzazione.
Il presidente López Obrador, grande sostenitore dell’opera, nel 2018, ha sottoposto a referendum l’approvazione nel novembre 2018: il risultato ha visto l’89 per cento dei votanti favorevoli alla realizzazione dell’opera. Peccato che la percentuale dei votanti sia stata dell’1 per cento circa tra coloro che avevano diritto al voto!
Il finanziamento prevede il contributo di imprese straniere (Stati Uniti, Europa), di una tassa di soggiorno nella regione e altri fondi provenienti da programmi vari tra cui il Gran Premio del Messico.
Il costo per la realizzazione, secondo un gruppo di riflessione sulle politiche pubbliche supera i 20 miliardi di euro.
El Sur Resiste, il sud resiste.
Questo è il nome della carovana internazionale alla quale hanno partecipato attivisti statunitensi, canadesi, di tanti paesi latino americani ed europei e membri del Congresso Nazionale Indigeno alleati con l’EZNL
Dal 25 aprile al 5 maggio 2023 la carovana ha viaggiato seguendo la rotta del Corridoio interoceanico e del Tren Maya e si è conclusa con due giorni di incontri internazionali nel CIDECI, Università della Terra, il 6 e 7 maggio, a San Cristobal de Las Casas.
Una protesta pacifica di solidarietà e resistenza contro un sistema capitalistico che calpesta i diritti dei popoli e della Terra.
Un esempio di resistenza dal basso: l’umanità che si oppone marciando ai soprusi in tutto il mondo.
Una resistenza coinvolgente in cui i partecipanti sono stati accolti, rinfrancati e trasportati attraverso sette stati del Messico.
Una resistenza costruttiva che accompagna alla protesta ed alla affermazione della propria esistenza, esempi concreti di alternative possibili.
Una resistenza forte perché coinvolge la linearità e la logica dell’esistenza che non si muove su linee dritte, veloci e deliranti, ma lentamente, ciclicamente, stupendamente senza alcun obiettivo di profitto.
Solo il godimento, il rispetto della vita e dei suoi cicli che continuano a muoversi in un vortice lento.
In queste realtà di lotta le figure protagoniste sono le donne, le ostetriche, gli insegnanti, i curatori, che studiano e applicano i rimedi naturali nella cura della salute con attenzione alla prevenzione delle malattie, senza entrare in contrasto con la medicina occidentale.
Nella lotta per tutti non c’è spazio per contrasti, ma volontà di collaborazione.
Una lotta con una partecipazione orizzontale senza leader egemonici. Una lotta che coinvolge tutti.
Una realtà che non fugge da se stessa frantumandosi, in cui ogni gruppo sociale sembra essere il nodo di una grande rete di connessioni.
Sono stati giorni molto intensi di viaggio, commino, accoglienza, ascolto, commozione e presa di coscienza di realtà possibili, resistenza agli inganni e contrasto alla avidità del danaro che vorrebbe indicare la direzione del mondo.
In certi momenti sembrava che le voci che si innalzavano contro lo sfruttamento delle risorse della Terra fossero troppo esili per poter essere ascoltate.
Quelle voci mi rimbombano ora nelle orecchie, in questi giorni in cui l’Emilia Romagna è ancora in ginocchio per l’alluvione e si promette ovunque a viva voce una ricostruzione immediata di ciò che andato distrutto.
La vera ricostruzione che possiamo realizzare è quella di fermarci e procedere per piccoli passi con lentezza.
di Grazia Satta