Bologna, 20 giugno 2025 – La consigliera regionale Maria Laura Arduini (PD) ha presentato oggi in Assemblea Legislativa una risoluzione per combattere la povertà mestruale e promuovere la giustizia igienico-sanitaria in Emilia-Romagna. L’iniziativa chiede alla Giunta regionale misure concrete per garantire l’accesso equo e universale a prodotti essenziali come assorbenti, pannolini e latte in polvere, soprattutto alle fasce più fragili della popolazione.
“Il ciclo mestruale non è un lusso. La Regione deve fare la sua parte per tutelare dignità e salute”, ha dichiarato Arduini, che guida la proposta. I dati illustrati sono allarmanti: il 16% delle persone con mestruazioni non può permettersi i prodotti desiderati, mentre il 14% si arrangia con soluzioni improvvisate e spesso non sicure.
Oltre alla richiesta di una detassazione totale dei prodotti igienici femminili, la risoluzione invita la Regione ad agire in collaborazione con farmacie comunali e realtà locali per abbassare i prezzi, installare distributori gratuiti in luoghi pubblici e promuovere campagne di sensibilizzazione ed educazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro.
“Anche chi può acquistare questi prodotti spesso si trova in ambienti che ignorano il ciclo mestruale come realtà quotidiana”, ha sottolineato la consigliera dem. “È ora di rompere il silenzio e rimuovere lo stigma. Nessuna dovrebbe sentirsi costretta a soffrire in silenzio o a nascondersi”.
Arduini conclude sottolineando che il tema non è solo sanitario, ma anche culturale e politico: “Giustizia mestruale significa rispetto, equità e libertà. Vogliamo un sistema inclusivo in cui ogni persona possa accedere senza ostacoli ai beni di prima necessità”.
Questa proposta rappresenta un atto di civiltà per l’Emilia-Romagna. La povertà mestruale è un’emergenza spesso invisibile, ma che colpisce duramente chi vive ai margini. Intervenire significa non solo sostenere il diritto alla salute, ma affermare un principio di giustizia sociale e parità di genere. È un tema che riguarda tutti, e non può più essere relegato ai margini del dibattito pubblico.