È ormai da qualche settimana che il Sudan è inesorabilmente caduto nuovamente in uno scontro sanguinoso. Le testate internazionali riportano numeri terrificanti circa la guerra civile che ha preso vita all’interno del Paese.
- 270.000 rifugiati nei Paesi limitrofi
- 100.000 rifugiati in Sud Sudan
- Oltre 3 milioni di sfollati interni
- 12 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare acuta
Sono centinaia i morti che si registrano ad ogni scontro nelle zone nevralgiche del Sudan, a partire dalle città più piccole fino alla capitale Khartum.
Le origini del conflitto
Nel 2019, dopo mesi di proteste fu destituito l’allora dittatore Al-Bashir, rimasto al potere per 30 anni. Al-Burhan e Dagalo (i due generali ai vertici del Consiglio Sovrano che al momento guida il Paese), erano schierati entrambi dalla stessa parte, ovvero quella opposta ad Al-Bashir. L’obiettivo principale era quello di creare un governo transitorio per permettere al popolo di avere elezioni democratiche. Tuttavia nel 2021 Al-Burhan e Dagalo fecero cadere il governo e instaurarono l’alleanza militare: il Consiglio Sovrano.
Chi sono Al-Burhan e Dagalo?
Nel conflitto del Darfur degli inizi anni 2000, Al-Burhan era uno dei comandanti governativi e Dagalo combatteva a fianco dei Janjaweed, i demoni a cavallo che hanno massacrato la popolazione del Darfur, commettendo crimini di guerra senza precedenti. I Janjaweed furono la genesi dell’attuale Rsf (voluto dall’allora dittatore Al-Bashir), forza paramilitare che conta almeno 100.000 uomini. A capo delle Rsf c’è Dagalo. È ormai noto il loro collegamento al gruppo Wagner, mercenari russi che operano spesso nei Paesi africani.
Il conflitto
Verso la fine del 2022, l’esercito governativo aveva accettato – anche dopo le pressioni e le proposte internazionali di aiuti economici , di avviare il processo di democratizzazione del Sudan. Tuttavia, una delle condizioni principali, era l’integrazione all’interno del corpo militare delle famigerate Rsf. Dagalo, a capo dei paramilitari, non è mai stato interamente d’accordo e ha proposto un processo ben più graduale e lento. È ovvio che questa condizione, se accettata, avrebbe implicato una riduzione del suo potere e della sua influenza. Gli equilibri già precari dei due generali si sono successivamente rotti completamente.
È da quel momento che il conflitto ha preso una piega pericolosa ed estremamente nociva per la popolazione civile e non solo.
di Sarvish Waheed