India e Pakistan di nuovo sul filo del rasoio la guerra non è la risposta

India e Pakistan di nuovo sul filo del rasoio: la guerra non è la risposta

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Il rischio di un nuovo conflitto armato tra India e Pakistan cresce di ora in ora. Dopo l’attacco terroristico del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir amministrato dall’India, in cui sono morti circa 24 turisti, il governo indiano ha subito accusato il Pakistan, senza però fornire prove concrete.

India e Pakistan di nuovo sul filo del rasoio la guerra non è la risposta
India e Pakistan di nuovo sul filo del rasoio la guerra non è la risposta

Secondo Zahid Hussain, giornalista di Dawn News, questa escalation fa parte di una strategia politica del governo di Narendra Modi, che sfrutta il clima di tensione per alimentare il nazionalismo e distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni, soprattutto dal malcontento in Kashmir dopo l’abolizione dell’autonomia della regione.

Alcuni analisti indiani fanno notare che un attacco così organizzato, in una delle aree più militarizzate dell’India, non sarebbe stato possibile senza un appoggio interno. Tuttavia, il governo indiano ha preferito dare subito la colpa al Pakistan, ignorando le proprie falle nella sicurezza.

Nel frattempo, i rapporti tra i due Paesi sono crollati: sono stati richiamati ambasciatori, chiusi i valichi di frontiera, e sospeso perfino lo storico Trattato delle Acque dell’Indo, in vigore da decenni anche durante le guerre passate. A ciò si aggiungono le minacce pubbliche del primo ministro Modi durante la campagna elettorale: ha promesso “punizioni impensabili” per i responsabili dell’attacco e i loro presunti sostenitori.

Secondo Hussain, l’India sembra intenzionata a colpire obiettivi militari in Pakistan, con l’illusione di mantenere il conflitto sotto il livello nucleare. Ma una simile strategia è estremamente pericolosa. Ogni azione militare può facilmente sfuggire di mano, e in una delle regioni più instabili del mondo, il rischio di una guerra su larga scala è reale.

Il giornalista ricorda anche quanto accaduto nel 2019, quando un raid aereo indiano in territorio pakistano portò all’abbattimento di un caccia e a un intervento diplomatico americano per evitare un’escalation. Il Pakistan, oggi come allora, ha risposto con fermezza, ma sottolinea che la guerra non è nell’interesse di nessuno.

Entrambi i Paesi si accusano da anni di sostenere gruppi armati e di condurre una “guerra per procura”. Ma continuare su questa strada chiude ogni possibilità di dialogo. Usare la tragedia di Pahalgam per giustificare atteggiamenti aggressivi, anziché lavorare per la pace, non porta a nulla.

C’è bisogno di responsabilità da entrambe le parti. Anche in Pakistan, ammonisce Hussain, ci sono politici che parlano con leggerezza di guerra o minacciano con l’arma nucleare. Ma la storia insegna che i conflitti si trasformano spesso in drammi imprevedibili, durano più del previsto e si pagano a caro prezzo.

Nel 2002, India e Pakistan arrivarono a un passo dalla guerra, ma il buon senso prevalse. È tempo che anche oggi prevalga la ragione. Servono canali diplomatici, mediazione internazionale e, soprattutto, la volontà politica di riportare il dialogo al centro.

di Zahid Hussain, per Dawn News – adattamento a cura della redazione

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