Egitto: cinque anni di carcere per due turisti israeliani dopo rissa in hotel
Due cittadini israeliani di origine araba sono stati condannati a cinque anni di carcere con lavori forzati da un tribunale egiziano per aver aggredito tre dipendenti di un hotel a Taba, località turistica sul Mar Rosso, nel sud del Sinai. L’episodio risale al 30 agosto 2024, quando i due uomini, un operaio e un imprenditore, si sono rifiutati di pagare il conto per le bevande consumate, dando inizio a una violenta lite con il personale dell’hotel.

Secondo le indagini, i due turisti avevano ordinato grandi quantità di alcolici per sé e per i loro accompagnatori. Al momento del pagamento, hanno rifiutato di saldare il conto, sostenendo di aver già pagato per un pacchetto all-inclusive, e hanno aggredito i dipendenti con bastoni di legno, pezzi di metallo e bottiglie di vetro. L’aggressione ha causato gravi ferite: una delle vittime ha riportato una frattura cranica che ha provocato vertigini e perdita di equilibrio, con una conseguente disabilità permanente del 40%. Altri due lavoratori hanno subito lesioni alla testa, al sopracciglio e al collo, richiedendo oltre 21 giorni di cure mediche.
Durante l’attacco, i due uomini hanno anche danneggiato la proprietà dell’hotel, rompendo porte di vetro, bicchieri e sedie, causando danni stimati in circa 35.000 sterline egiziane. Sono stati accusati di violenza, intimidazione, lesioni personali, danneggiamento di proprietà privata, ottenimento di servizi senza pagamento e causazione di disabilità permanente.
Il tribunale ha emesso la sentenza il 3 maggio 2025, dopo aver ascoltato la testimonianza di una delle vittime e aver esaminato i referti medici che confermavano l’entità delle lesioni. Nonostante la difesa abbia cercato di minimizzare l’accaduto, la corte ha ritenuto le prove sufficienti per una condanna severa. La sentenza non è definitiva e può essere impugnata in appello.
L’episodio ha suscitato attenzione anche per le implicazioni diplomatiche, dato che i condannati sono cittadini israeliani. Tuttavia, le autorità egiziane hanno trattato il caso come una questione di ordine pubblico e giustizia penale, senza coinvolgere direttamente le relazioni bilaterali tra i due paesi.