È morto Pepe Mujica: chi era l’ex presidente dell’Uruguay chiamato “il più povero del mondo”

È morto Pepe Mujica: chi era l’ex presidente dell’Uruguay chiamato “il più povero del mondo”

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Si è spento a 89 anni José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay ed ex guerrigliero tupamaro, diventato un’icona della sinistra latinoamericana per il suo stile di vita sobrio e il suo impegno per i diritti sociali. La notizia della sua morte, avvenuta a causa di un cancro diagnosticato nel 2023, ha suscitato commozione in tutta l’America Latina e in Europa.

È morto Pepe Mujica: chi era l’ex presidente dell’Uruguay chiamato “il più povero del mondo”
È morto Pepe Mujica: chi era l’ex presidente dell’Uruguay chiamato “il più povero del mondo”

L’annuncio ufficiale è arrivato dal presidente uruguaiano Yamandú Orsi, suo erede politico, che ha scritto su X: “Con profondo dolore annunciamo la scomparsa del compagno Pepe Mujica. Presidente, attivista, guida e leader. Ci mancherai tanto, vecchio amico”.

Il presidente più povero del mondo

Durante il suo mandato dal 2010 al 2015, Mujica fu soprannominato “il presidente più povero del mondo”: viveva in una modesta fattoria con la moglie Lucia Topolansky, anche lei ex guerrigliera, e il suo cane a tre zampe. Rifiutava privilegi e devolveva gran parte dello stipendio a opere benefiche. In un’intervista del 2012 spiegò: “Non sono povero, vivo con austerità. Ho bisogno di poco per vivere”.

In quei cinque anni, Mujica trasformò l’Uruguay in uno dei paesi più progressisti del continente: legalizzò l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’uso ricreativo della cannabis, facendo dell’Uruguay un modello internazionale di riformismo sociale.

Una vita fuori dal comune

Mujica non fu solo un politico, ma anche un simbolo di resistenza e coerenza. Negli anni ’60 co-fondò il movimento armato Tupamaros, che si oppose con azioni radicali – tra cui rapine, sequestri e attentati – alla povertà e all’ingiustizia. Arrestato nel 1972, fu incarcerato per 12 anni durante la dittatura uruguaiana (1973-1985), subendo torture e lunghi periodi di isolamento.

Dopo la fine della dittatura, Mujica tornò alla politica fondando il Movimento di Partecipazione Popolare (MPP), il principale gruppo del Fronte Ampio. Fu deputato, senatore, ministro dell’agricoltura e infine presidente.

Nonostante l’età e la malattia, Mujica continuò a partecipare attivamente alla vita politica. Anche dopo la diagnosi di cancro all’esofago, nel 2023, sostenne con energia la campagna elettorale di Orsi, poi eletto presidente.

Un’eredità di umiltà e coerenza

Leader e presidenti di tutto il mondo hanno reso omaggio a Mujica. Il presidente brasiliano Lula da Silva ha parlato della sua “grandezza umana” e della sua capacità di unire l’America Latina. Per il presidente messicano Claudia Sheinbaum, Mujica è stato “un esempio per tutta l’umanità”. L’ex presidente boliviano Evo Morales ha lodato la sua “esperienza e saggezza”.

Il suo stile diretto, il rifiuto del consumismo e la coerenza tra pensiero e azione lo hanno reso un punto di riferimento etico anche per molti giovani. Fino all’ultimo, Mujica ha vissuto nel suo piccolo podere alla periferia di Montevideo, dove la sua auto più amata era un vecchio Maggiolino Volkswagen del 1987.

Come da sua volontà, sarà sepolto accanto al suo cane nella sua fattoria. Il governo uruguaiano ha proclamato tre giorni di lutto nazionale e mercoledì la salma sarà esposta nel palazzo legislativo per l’ultimo saluto.

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