Islamabad ha deciso di mantenere chiuso il proprio spazio aereo ai voli indiani per un altro mese. La misura, già in vigore dal 24 aprile, è stata presa in risposta alle azioni del governo di New Delhi, ritenute provocatorie da parte pakistana, dopo l’attacco a Pahalgam, nel Kashmir sotto controllo indiano, che ha causato la morte di 26 turisti. L’India accusa il Pakistan di essere coinvolto nell’evento, ma Islamabad respinge con forza ogni responsabilità, definendo le accuse “senza senso”.
La chiusura dello spazio aereo riguarda sia i voli commerciali sia quelli militari e resterà valida fino almeno al 23 maggio, con una proroga già pronta a essere ufficializzata, secondo quanto riferito da fonti governative pakistane. Queste stesse fonti sottolineano che, secondo le regole dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO), un Paese non può tenere chiuso lo spazio aereo ad un altro Stato per più di un mese alla volta, rendendo necessaria una proroga formale.
Impatto economico e operativo per l’India
La misura sta causando notevoli disagi ai collegamenti aerei indiani: ogni giorno, tra 200 e 300 voli indiani attraversano lo spazio aereo pakistano, specialmente quelli in partenza da città come Delhi, Mumbai, Amritsar e Ahmedabad diretti in Europa, Medio Oriente e Nord America.
Molti di questi voli hanno già dovuto fare scali non previsti per rifornimento. Tra i casi segnalati: un volo Air India da Toronto a Delhi è stato costretto ad atterrare a Copenaghen per fare carburante, mentre voli in arrivo da Parigi e Londra hanno effettuato scali non programmati ad Abu Dhabi. Alcuni aerei hanno dovuto atterrare ad Ahmedabad prima di raggiungere la loro destinazione.
A fronte di queste difficoltà, il Pakistan subisce conseguenze minime: ha solo un volo verso est impattato dalla chiusura, facilmente dirottabile via Cina. Inoltre, il traffico aereo pakistano verso l’Estremo Oriente era già stato ridotto in precedenza.
Precedenti storici e aggravarsi delle tensioni
Non è la prima volta che il Pakistan chiude il proprio spazio aereo in risposta a tensioni con l’India. Era già accaduto durante il conflitto di Kargil nel 1999 e dopo l’attentato di Pulwama nel 2019. In entrambi i casi, a pagare il prezzo più alto in termini economici e logistici era stata l’India.
Questa volta, però, le conseguenze diplomatiche sono più gravi. Dopo l’attacco a Pahalgam, l’India ha sospeso il Trattato delle Acque dell’Indo, gesto che ha suscitato forti reazioni in Pakistan. I due Paesi hanno espulso funzionari diplomatici e interrotto trattative bilaterali. Anche i programmi speciali per i visti tra i cittadini delle due nazioni sono stati sospesi, mentre i corridoi commerciali e di transito con Paesi terzi attraverso i due Stati sono stati bloccati.
Il ministro dell’Informazione pakistano Attaullah Tarar ha dichiarato che la decisione comporterà perdite economiche per milioni di dollari per le compagnie aeree indiane, già messe a dura prova dal nuovo assetto delle rotte.