Il portavoce delle Forze Armate del Pakistan, il generale Ahmed Sharif Chaudhry, ha lanciato un avvertimento chiaro all’India: qualsiasi provocazione futura riceverà una risposta “rapida e brutale”. In un’intervista all’agenzia statale turca Anadolu, Chaudhry ha voluto chiarire che “l’India non è gli Stati Uniti e il Pakistan non è l’Afghanistan”, sottolineando che Islamabad non accetterà alcuna forma di dominazione indiana.
Il generale ha accusato direttamente Nuova Delhi di sostenere il terrorismo sul suolo pakistano, ricordando che solo dal gennaio 2024 il Paese ha subito oltre 3.700 attacchi terroristici, che hanno causato quasi 4.000 morti e oltre 2.500 feriti gravi. “Milioni di pakistani hanno pagato il prezzo della guerra contro il terrorismo”, ha dichiarato.
Sul conflitto in Kashmir, Chaudhry ha ribadito che si tratta di una questione internazionale ancora aperta, condannando i tentativi indiani di trasformarla in un problema interno attraverso l’uso della forza. Ha invitato l’India a riconoscere la realtà della situazione per garantire stabilità nella regione.
Riguardo all’episodio di Pahalgam, il portavoce pakistano ha respinto le accuse indiane, definendole prive di prove e strumentali per fini politici. Ha anche affermato che il gruppo separatista Baloch Liberation Army avrebbe ricevuto sostegno dall’India, citando il supporto espresso da politici e generali indiani in pensione.
In un passaggio controverso, Chaudhry ha dichiarato che il Pakistan avrebbe recentemente abbattuto cinque jet indiani, inclusi tre Rafale, ma ha accusato l’India di non voler ammettere l’accaduto.
Il generale ha poi messo in guardia contro eventuali manovre indiane sul sistema idrico del fiume Indo, che fornisce acqua a oltre 240 milioni di pakistani. “Se qualcuno prova a bloccare le nostre risorse idriche, le conseguenze saranno gravi e durature”, ha avvertito.
Infine, Chaudhry ha denunciato la morte di 40 civili pakistani — tra cui 22 donne e bambini — a causa di recenti operazioni militari indiane. In risposta, il Pakistan avrebbe colpito 26 obiettivi militari indiani, prima di accettare una tregua.
“Le nostre forze armate sono professionali e rispettano pienamente le decisioni del governo civile”, ha concluso il generale.