L’attacco congiunto di Israele e Stati Uniti contro l’Iran ha provocato forte preoccupazione in Pakistan, uno Stato dotato di armi nucleari e impegnato da decenni in una rivalità strategica con l’India, considerata oggi il più stretto alleato di Israele in Asia.
Se da un lato l’offensiva ha riacceso le tensioni regionali, dall’altro ha riavvicinato Islamabad a Teheran, dopo anni di rapporti freddi e diffidenza. Il Pakistan ha visto in questo attacco non solo una minaccia all’Iran, ma anche un campanello d’allarme per la propria sicurezza nazionale.

Un’ostilità storica verso Israele
Fin dalla sua fondazione, il Pakistan ha mantenuto una posizione ostile verso Israele. Ha partecipato alla Guerra del Kippur nel 1973 a fianco della Siria e continua a rifiutare ogni tentativo di normalizzazione dei rapporti con lo Stato ebraico, malgrado le pressioni statunitensi. La causa palestinese resta un punto centrale del consenso interno e dell’identità islamica del Paese.
Dall’altra parte, Israele ha sempre percepito il Pakistan, soprattutto dopo il suo ingresso nel club nucleare, come un pericolo potenziale, lontano ma concreto. Celebre resta la frase di Netanyahu che minacciava il Pakistan come “prossimo bersaglio” dopo l’Iran.
La triangolazione India-Israele-Occidente
Le tensioni tra India e Pakistan si sono acuite a maggio, in seguito a uno scontro aereo. Il conflitto ha rafforzato la cooperazione militare tra Nuova Delhi e Tel Aviv. Il Pakistan sostiene di avere prove dell’uso di droni israeliani Harop durante gli attacchi indiani contro obiettivi militari e civili pakistani, e accusa Israele di aver fornito supporto tecnico e operativo alle forze indiane.
Secondo Islamabad, l’attacco all’Iran rappresenta un precedente gravissimo: un’aggressione unilaterale a un grande Paese musulmano, prima approvata e poi direttamente sostenuta dagli Stati Uniti. Colpisce inoltre il silenzio o l’inazione del mondo arabo di fronte a un evento così rilevante.
Timori interni e regionali
Per il Pakistan, la lezione è chiara: Israele si sente oggi autorizzato ad attaccare e destabilizzare qualsiasi governo musulmano. Neanche il possesso dell’arma nucleare o i rapporti bilanciati con l’Occidente sono più garanzia di protezione. Anzi, il progressivo avvicinamento di Islamabad alla Cina e il raffreddamento dei rapporti con Washington potrebbero aumentare l’isolamento pakistano.
L’aspetto più inquietante per Islamabad, però, è la possibilità di un collasso interno in Iran. I due Paesi condividono un lungo confine e forti legami religiosi e culturali. Un Iran instabile potrebbe alimentare spinte separatiste nella regione del Belucistan, già teatro di tensioni etniche e attacchi terroristici, con effetti a catena su entrambi i lati del confine.
Nonostante le critiche pakistane rivolte all’Iran per la sua neutralità durante le ultime tensioni indo-pakistane, l’attacco israeliano ha spinto Islamabad a rafforzare la cooperazione con Teheran. L’India, un tempo vicina a entrambi, ha ormai scelto di schierarsi apertamente con Israele, secondo il governo pakistano. Questa “scelta di campo” ha cambiato gli equilibri regionali.
ET.