Negli ultimi giorni, la Commissione per la Riforma delle Politiche Femminili in Bangladesh – istituita dal governo per proporre raccomandazioni a favore dell’uguaglianza di genere – è stata bersaglio di violenti attacchi. I membri della commissione, molti dei quali donne impegnate per i diritti civili, sono stati oggetto di insulti, linguaggio offensivo e campagne di odio, sia online che offline.

Queste reazioni non derivano da un confronto critico sul contenuto del rapporto, ma piuttosto da un tentativo deliberato di screditare le donne in generale e chi lotta per i loro diritti. Le proposte della commissione mirano semplicemente a migliorare le condizioni di vita e le opportunità per le donne bangladesi, in un Paese dove ancora esistono molte barriere culturali, religiose e sociali.
Alcuni critici – spesso contrari all’uguaglianza di genere – hanno invocato non solo l’annullamento del rapporto, ma addirittura il processo ai suoi autori. Tra i promotori di questo clima d’odio troviamo anche esponenti religiosi, politici e culturali. Preoccupa inoltre il silenzio quasi totale da parte di istituzioni e personalità influenti: mancano voci forti a difesa della parità di genere.
Dopo la marcia “Nareer Dake Moitree Jatra” (In cammino per la solidarietà femminile), svoltasi venerdì scorso a Dhaka con la partecipazione di centinaia di persone, la reazione online è stata ancora più aggressiva. Sui social media si è assistito a un’impennata di contenuti misogini e violenti.
Il governo – guidato dal Premio Nobel Muhammad Yunus, promotore della microfinanza a favore delle donne – non può limitarsi a osservare. È necessario un intervento deciso: vanno rimossi i contenuti d’odio dal web e bisogna coinvolgere leader religiosi, politici e della società civile per sostenere le raccomandazioni della commissione.
Le donne hanno giocato un ruolo chiave nella recente rivoluzione democratica del Paese. Tuttavia, l’attuale governo di transizione non ha ancora garantito spazi e tutele sufficienti per valorizzare il protagonismo femminile.
Il Bangladesh vanta un importante contributo femminile in tutti i settori, in particolare nell’industria tessile, che rappresenta l’86% delle esportazioni del Paese. È dovere dello Stato creare un ambiente che favorisca l’emancipazione femminile, non certo tollerare che l’odio prenda il sopravvento.