La Cina corre ai ripari: sussidi alla natalità contro la crisi demografica
La Cina sta cercando di frenare il calo demografico puntando su incentivi economici alla natalità. In diverse città del Paese sono stati introdotti sussidi in denaro per chi decide di avere figli, una misura che riflette l’urgenza del governo di reagire a un problema sempre più pressante: la popolazione sta diminuendo per il terzo anno consecutivo.

Un esempio concreto arriva da Tianmen, città della provincia centrale di Hubei, dove una madre ha ricevuto un bonus di 6.500 yuan (circa 900 euro) per la nascita del secondo figlio, più un assegno mensile di 800 yuan fino ai tre anni del bambino. In una zona dove il reddito medio è modesto, si tratta di un aiuto significativo.
Misure simili sono state introdotte anche in Hohhot, capoluogo della Mongolia Interna, dove i genitori ricevono fino a 50.000 yuan (circa 6.900 euro) l’anno per il secondo figlio fino ai cinque anni d’età, e 10.000 yuan per dieci anni in caso di terzo figlio. La città di Shenzhen, invece, sta puntando sull’espansione dei servizi di assistenza all’infanzia per agevolare le famiglie.
Questi sforzi arrivano in un momento in cui, nonostante un lieve aumento delle nascite nel 2024, la popolazione cinese è in calo e l’età media in aumento. Il problema è comune anche ad altri Paesi asiatici come Giappone e Corea del Sud, dove i giovani rinunciano spesso ad avere figli per via di costi elevati, insicurezza economica e una cultura lavorativa poco favorevole alla genitorialità.
Secondo i dati, a Tianmen le nascite sono aumentate del 17% grazie ai sussidi, ma esperti avvertono che i risultati potrebbero essere difficili da replicare nelle grandi metropoli, dove il costo della vita è molto più alto.
Nel frattempo, il governo ha annunciato un lieve aumento delle pensioni minime e l’espansione dei servizi pubblici per gli anziani, oltre a un primo passo verso l’innalzamento dell’età pensionabile.