Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, intervenuto sabato al vertice della Lega Araba, ha chiesto alla comunità internazionale di aumentare la pressione su Israele per fermare quella che ha definito “una carneficina” nella Striscia di Gaza. Le sue parole arrivano poche ore dopo l’annuncio di un’intensificazione delle operazioni militari israeliane nel territorio palestinese.
Sanchez ha annunciato che la Spagna intende promuovere una risoluzione all’ONU per ottenere un parere dalla Corte Internazionale di Giustizia sulle modalità della guerra condotta da Israele. Ha sottolineato come il numero “inaccettabile” di vittime violi il principio stesso di umanità e che solo attraverso il diritto internazionale si potrà porre fine alla crisi.
Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, presente al summit di Baghdad, ha rinnovato l’appello a un cessate il fuoco permanente. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, dal canto suo, ha invitato gli Stati Uniti ad agire con urgenza per fermare l’offensiva su Gaza.
Il vertice si è svolto in un contesto carico di tensione, dopo che l’ex presidente statunitense Donald Trump ha recentemente visitato la regione proponendo un controverso piano per trasformare Gaza in una “Riviera del Medio Oriente”, ipotizzando anche lo spostamento forzato dei palestinesi. Una proposta che ha suscitato dure critiche da parte dei leader arabi, che hanno ribadito il rifiuto di ogni forma di deportazione e avanzato un piano alternativo di ricostruzione.
Il premier iracheno Mohammed Shia al-Sudani ha promesso un contributo di 20 milioni di dollari per la ricostruzione di Gaza e un importo simile per il Libano. La proposta di creare un fondo arabo di sostegno alla ricostruzione è stata accolta favorevolmente dai Paesi partecipanti.
Il summit si è tenuto in un momento delicato anche per l’Iraq, che cerca di riaffermare un ruolo di stabilità dopo anni di guerre e conflitti. Baghdad non ospitava un vertice della Lega Araba dal 2012, durante i primi anni della guerra civile in Siria.
Sul fronte siriano, ha partecipato il ministro degli Esteri Asaad al-Shaibani, in rappresentanza di Damasco. Il nuovo presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Sharaa, noto per i suoi trascorsi jihadisti, ha rinunciato a partecipare per le forti opposizioni interne irachene.
Intanto continuano anche i delicati negoziati tra Stati Uniti e Iran sul nucleare. Trump, durante la sua visita in Medio Oriente, aveva parlato di un accordo vicino, salvo poi lanciare un avvertimento: “Se non si muovono in fretta, succederà qualcosa di brutto”.