Rana Ayyub

Gujarat Files: otto mesi sotto copertura per raccontare una verità scomoda

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“Gujarat Files” è il frutto di un’indagine giornalistica sotto copertura durata otto mesi, condotta dalla reporter indiana Rana Ayyub. Pubblicato nel 2016, il libro getta nuova luce su alcuni dei momenti più oscuri della storia recente dell’India, in particolare le rivolte del Gujarat del 2002, una serie di violenze settarie che causarono la morte di centinaia di musulmani.

Rana Ayyub
Rana Ayyub

Ayyub, sotto la falsa identità di Maithili Tyagi, una finta regista americana, ha incontrato funzionari pubblici e alti ufficiali di polizia che avevano ruoli centrali nello Stato tra il 2001 e il 2010. Le conversazioni, registrate in segreto, rivelano il coinvolgimento diretto e l’omertà delle istituzioni statali in episodi di violenza, omicidi extragiudiziali e insabbiamenti.

Il libro tocca anche la controversa morte dell’ex ministro degli Interni dello Stato, Haren Pandya, e le uccisioni sospette di Sohrabuddin Sheikh, sua moglie Kausar Bi e l’associato Tulsiram Prajapati, che secondo le accuse sarebbero state orchestrate da alte sfere del potere statale.

Gujarat Files il libro che accusa Modi e Shah sulle violenze del 2002
Gujarat Files il libro che accusa Modi e Shah sulle violenze del 2002

Modi e Shah: ombre sul loro passato

Al centro dell’inchiesta ci sono Narendra Modi, oggi Primo Ministro dell’India, e il suo braccio destro, Amit Shah, attuale Ministro dell’Interno. Quando avvennero i fatti, Modi era a capo del governo del Gujarat, mentre Shah era uno degli uomini forti dell’amministrazione statale. Le rivelazioni di Ayyub mettono in discussione il loro operato, accusandoli di complicità o di copertura in atti gravissimi contro i diritti umani.

Secondo molti osservatori, se le registrazioni fossero ritenute valide da un tribunale, potrebbero emergere pesanti responsabilità politiche e legali.

Una pubblicazione coraggiosa, ma ignorata dai media

Nonostante l’importanza delle sue rivelazioni, il libro ha incontrato un muro di silenzio da parte dei media tradizionali indiani, specialmente quelli televisivi. Tuttavia, Gujarat Files è stato apprezzato da giornalisti indipendenti e intellettuali che hanno definito il lavoro di Ayyub coraggioso e necessario.

Tra questi, lo storico Ramachandra Guha lo ha definito “un libro coraggioso”, mentre l’attivista Indira Jaising ha detto che conferma quanto già emerso in indagini ufficiali, come quella della CBI (l’agenzia investigativa indiana).

Il libro è stato autopubblicato dall’autrice stessa, anche per via delle difficoltà incontrate nel trovare un editore disposto a diffondere un’opera così scomoda.

Chi è Rana Ayyub, la giornalista investigativa indiana?

Rana Ayyub è una giornalista investigativa indiana di rilievo internazionale e scrive per la sezione opinioni globali del Washington Post. Nel corso della sua carriera ha ricoperto i ruoli di reporter, editor e opinionista per alcune delle testate più importanti in India e nel mondo. I suoi articoli sono apparsi su Time, New York Times, The Guardian, The Atlantic e Foreign Policy, e le è stata dedicata una copertina del New Yorker.

Autrice del bestseller internazionale Gujarat Files: Anatomy of a Cover-Up, Rana ha condotto inchieste approfondite sulla politica maggioritaria, la violenza settaria, le esecuzioni extragiudiziali, l’islamofobia e il settarismo religioso. Il suo lavoro si concentra sulle comunità emarginate e sulle vittime di ingiustizie, con un forte impegno nella difesa della democrazia e nella lotta contro la disinformazione.

Per il suo coraggio e la sua integrità ha spesso pagato un prezzo alto, subendo intimidazioni e persecuzioni giudiziarie da parte delle autorità indiane, tanto da essere attualmente sotto processo in diversi casi.

In oltre quindici anni di carriera, Rana ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Tra i più prestigiosi:

  • Premio Sanskriti per l’integrità nel giornalismo, conferitole dall’allora Presidente dell’India;
  • Global Shining Light Award per il giornalismo investigativo (2017);
  • Premio come Giornalista Globale più Resiliente (2018) consegnato al Palazzo della Pace dell’Aia;
  • Inserita tra i dieci giornalisti più minacciati al mondo (2019);
  • Protezione da parte delle Nazioni Unite attraverso sei relatori speciali, un caso senza precedenti per un singolo individuo in India (2018);
  • Medaglia McGill per il coraggio giornalistico (2020);
  • Premio per i Diritti Umani e l’Eccellenza Giornalistica della Texas Tech University (2021);
  • Overseas Press Club Award per i suoi commenti incisivi sulla situazione indiana (2022);
  • Premio John Aubuchon per la libertà di stampa, la più alta onorificenza del Press Club degli Stati Uniti (2022).

Attualmente vive a Mumbai con la sua famiglia.

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