Iran in prima linea per l’ambiente: una banca dati per salvare la biodiversità marina
Il Dipartimento per l’Ambiente dell’Iran (DOE) ha annunciato la creazione di una banca dati che raccoglie informazioni su più di 5.000 specie marine presenti nel Golfo Persico e nel Mare di Oman. L’obiettivo è costruire una base scientifica per preservare la straordinaria biodiversità di queste acque.
L’annuncio è stato dato da Shina Ansari, direttrice del DOE, in occasione della Giornata Nazionale del Golfo Persico, celebrata il 29 aprile, data che ricorda la cacciata dei portoghesi dallo Stretto di Hormuz nel 1622.
Un ecosistema marino da proteggere
Con quasi 5.000 chilometri di coste, il sud dell’Iran ospita una delle aree marine più ricche del mondo. Tra le iniziative in corso ci sono:
- La creazione di un atlante degli ecosistemi marini sensibili
- L’identificazione di nuove barriere coralline, come quella di Shah Alam al confine marittimo con il Qatar
- Piani di ripristino dei coralli
- La registrazione delle zone umide costiere nella Convenzione di Ramsar
Secondo Ansari, queste misure permetteranno di intervenire in modo mirato e strategico, ma è fondamentale che siano supportate da norme ambientali precise e da un solido sistema di controllo.
Per questo motivo, il DOE ha anche introdotto regolamenti per la qualità delle acque marine, norme sullo scarico a mare, linee guida per le operazioni di dragaggio e procedure per la gestione dell’inquinamento da petrolio.
L’allarme sulle foreste di mangrovie
Un capitolo importante riguarda le mangrovie, in particolare la specie Avicennia marina, conosciuta localmente come Hara e intitolata al celebre scienziato persiano Avicenna. Queste foreste, che si trovano soprattutto nel nord del Golfo Persico, sono sotto pressione a causa di cambiamenti climatici e impatti umani diretti.
Uno studio condotto dal National Institute of Oceanography ha evidenziato che le mangrovie offrono rifugio a numerose specie, migliorano la qualità del suolo costiero e assorbono grandi quantità di anidride carbonica — fino a 6-8 tonnellate per ettaro ogni anno.
Attraverso immagini satellitari e rilievi sul campo, la ricerca ha rilevato un’importante attività di riforestazione fino al 2018, seguita però da una rapida degradazione. Le cause principali? Variazioni locali della salinità, urbanizzazione e mancanza di monitoraggio continuo.
Un patrimonio da salvare
Il messaggio è chiaro: senza una gestione integrata e strategie di conservazione a lungo termine, queste preziose foreste rischiano di scomparire. Il DOE sottolinea l’urgenza di considerare anche l’impatto del cambiamento climatico nei futuri piani di tutela ambientale.
Il Golfo Persico e il Mare di Oman non sono solo aree geostrategiche, ma scrigni di biodiversità che meritano protezione e attenzione internazionale.