Pakistan osserva la situazione in Kashmir e valuta un intervento al Consiglio di Sicurezza ONU
NEW YORK – Il Pakistan sta seguendo con attenzione l’evoluzione della situazione in Kashmir, dopo l’attacco del 22 aprile a Pahalgam, che ha causato 26 morti. Secondo l’ambasciatore pachistano all’ONU, Asim Iftikhar Ahmad, Islamabad si riserva il diritto di chiedere un incontro urgente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quando lo riterrà opportuno.

Durante una conferenza stampa al Palazzo di Vetro, Ahmad ha spiegato che “la situazione attuale rappresenta una minaccia reale alla pace regionale e internazionale”. Per questo, il Pakistan potrebbe avanzare una richiesta formale al Consiglio, di cui è membro.
Il diplomatico ha precisato che la questione è già stata discussa con la presidenza del Consiglio dell’ONU di aprile (Francia) e con quella di maggio (Grecia). Proprio l’ambasciatore greco Evangelos Sekeris, presidente del Consiglio per questo mese, ha dichiarato che un confronto sul dossier indo-pachistano “potrebbe avvenire presto”, come occasione per esprimere posizioni e contribuire a ridurre la tensione tra le due potenze nucleari del sud-est asiatico.
Preoccupazioni per le acque e i diritti umani
Un punto particolarmente critico riguarda la decisione dell’India di sospendere l’attuazione del Trattato sulle Acque dell’Indo del 1960, un accordo storico garantito dalla Banca Mondiale che regola la distribuzione delle risorse idriche tra India e Pakistan. Per Islamabad, si tratta di un gesto “unilaterale e illegale” che, se attuato, sarà considerato un atto di guerra.
Secondo il Pakistan, un eventuale blocco o deviazione dei flussi idrici costituirebbe una minaccia diretta alla sopravvivenza della popolazione pachistana, e potrebbe diventare un pericoloso precedente anche per altri Paesi che condividono risorse idriche.
Inoltre, Islamabad ha denunciato le presunte violazioni dei diritti umani nel Kashmir amministrato dall’India, parlando di “arresti arbitrari, demolizioni di case e punizioni collettive contro la popolazione civile”.
Pakistan: no all’escalation, ma pronti a difenderci
L’ambasciatore Ahmad ha ribadito che il Pakistan non cerca lo scontro, ma è pronto a difendere la propria sovranità. “In caso di aggressione da parte dell’India, eserciteremo il nostro diritto legittimo all’autodifesa, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite”, ha dichiarato.
Il Pakistan ha inoltre respinto le accuse di coinvolgimento nell’attacco di Pahalgam, sostenendo che tali affermazioni sono infondate e strumentali. Al contrario, Islamabad accusa Nuova Delhi di essere responsabile di operazioni destabilizzanti anche oltre i propri confini.
Il rappresentante pachistano ha sottolineato che il suo Paese condanna ogni forma di terrorismo e che l’attacco in Kashmir “ha causato un grande dolore anche a noi, che da anni subiamo la piaga del terrorismo”.
Appello al dialogo, ma su basi di rispetto reciproco
Il Pakistan ha accolto con favore l’offerta del segretario generale dell’ONU, António Guterres, di mediare per allentare le tensioni. Tuttavia, l’India non ha ancora risposto a questa proposta. Secondo Islamabad, ogni passo verso la pace deve essere reciproco: “Non può esserci dialogo se è solo a senso unico”, ha affermato Ahmad.
Infine, il diplomatico ha ribadito che il Pakistan vuole rapporti di buon vicinato con l’India, ma solo su basi di uguaglianza, rispetto della sovranità e soluzione pacifica delle controversie.