Giornalisti uccisi a Gaza: cosa dice l’ONU e perché si parla di crimini di guerra?
Nel giorno della Giornata mondiale della libertà di stampa, l’ONU lancia un’accusa pesante: i giornalisti palestinesi uccisi a Gaza durante i raid israeliani sarebbero stati colpiti in modo probabilmente intenzionale. A dirlo è Ajith Sunghay, rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, che ha parlato della drammatica situazione dei reporter locali durante un’intervista all’agenzia Anadolu.

Secondo il Sindacato dei giornalisti palestinesi, sono oltre 210 i reporter uccisi a partire dal 7 ottobre 2023, data dell’attacco di Hamas contro Israele che ha scatenato l’attuale escalation militare. “In molti casi,” ha dichiarato Sunghay, “ci sono elementi che fanno pensare a esecuzioni mirate. E se così fosse, si tratterebbe di crimini di guerra, che vanno indagati a fondo. I responsabili devono essere identificati e processati.”
Sunghay ha definito la Striscia di Gaza come “una delle zone più pericolose al mondo per i giornalisti”, aggiungendo che la vera portata delle violenze è difficile da misurare anche a causa del numero sconosciuto di feriti e del fatto che ai giornalisti stranieri è vietato l’accesso alla zona. In questo contesto, sono soprattutto i giornalisti palestinesi a documentare in prima persona quello che accade.
“Sono loro — ha aggiunto — a rischiare la vita ogni giorno per raccontare la verità, spesso senza alcuna protezione e con mezzi limitati. È grazie al loro lavoro se il mondo può vedere le conseguenze dei bombardamenti e la situazione reale dei civili.”
L’ONU ha ricordato che anche i Paesi terzi hanno una responsabilità nella protezione dei civili e della stampa, secondo quanto previsto dal Diritto Internazionale Umanitario. In base alle Convenzioni di Ginevra, le nazioni che non sono direttamente coinvolte nel conflitto hanno l’obbligo di esercitare pressione diplomatica affinché venga raggiunto un cessate il fuoco e siano garantite condizioni minime di sicurezza per la popolazione e per chi documenta i fatti.
“Senza giornalismo libero, non c’è verità. Senza verità, non può esserci giustizia né pace”, ha concluso Sunghay, esprimendo solidarietà alle famiglie dei giornalisti uccisi o feriti nel mondo e ribadendo l’impegno dell’ONU a difendere il diritto di ogni persona a essere informata.
Questo articolo si basa su dichiarazioni ufficiali rilasciate da Ajith Sunghay, rappresentante dell’ONU nei Territori palestinesi occupati, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa.