Siamo sicuri che sia lecito parlare di una famiglia “naturale”? 

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Nell’ultimo periodo è riemersa, nel nostro paese, la questione circa la legittimità del riconoscimento delle famiglie considerate non tradizionali, o peggio non naturali, da parte della legge e, più in generale, della società. Diversi esponenti politici si ergono tutt’ora a baluardo di questo strano miraggio della famiglia naturale; siamo sicuri però che sia lecito parlare di UNA famiglia “naturale”? 

Questo tipo di asserzione, a parte essere pericolosa perché comporta una totale chiusura mentale accompagnata dalla negazione di altre realtà esistenti, è anche assolutamente sbagliata in quanto presuppone ed esige l’esistenza di un solo tipo di famiglia (uomo e donna, possibilmente sposati, con figli), uguale in tutte le società presenti sulla Terra e cristallizzata nel tempo e nello spazio. 

Tale modo di pensare la famiglia è un qualcosa di eurocentrico che, permeato da una buona dose di religione, aborra totalmente qualsiasi relazione si discosti dalla sacra unione tra uomo e donna finalizzata alla procreazione.

I sostenitori di questo tipo di pensiero, i quali sentono i propri valori (inspiegabilmente universali) minacciati da qualsiasi relazione diversa da quella tradizionale e che facilmente possiamo incontrare nei vari Family Day pronti a indire crociate contro le Famiglie Arcobaleno in nome della “difesa” dei bambini, pare siano totalmente all’oscuro dei numerosi studi effettuati nel corso degli anni da antropologi e da etnografi (come ad esempio, per citarne alcuni, Claude Lévi-Strauss, Bronisław Malinowski e Nancy E. Levine) circa i vari tipi di costruzione famigliare e vincoli parentali.

La paura della molteplicità, incontrollabile per definizione, viene arginata dalla stabilità dell’unicità vincolante  della famiglia “naturale” che tutti noi conosciamo fin da bambini.

Mi piacerebbe, a questo punto, portare qualche esempio, tra molti modelli che potrebbero essere citati, per chiarificare quanto sia enormemente vasto il repertorio del concetto di “famiglia”:

  • Matrimonio con il fantasma: per la società sudanese dei Nuer la paternità è un qualcosa di fondamentale e, qualora un uomo morisse senza aver avuto dei figli, un uomo suo parente è legittimato a sposarsi a nome del defunto con una donna e i figli nati da questa unione saranno legittimamente considerati figli del parente scomparso;
  • Matrimonio tra donne non omosessuale: tipo di unione che viene praticata dagli Igbo in Nigeria in caso di sterilità femminile. Stando alla costruzione sociale vigente, la donna sterile viene considerata come un uomo e, di conseguenza, è legittimata a prendere in moglie una donna fertile e a sceglierle un uomo con il quale avere una relazione sessuale, i figli che nasceranno saranno della donna-marito la quale si prenderà cura di loro;
  • Assenza di una figura paterna: nel sud-ovest della Cina, precisamente nella provincia dello Yunnan, la società Na è formata da gruppi domestici coesi di fratelli e sorelle a discendenza matrilineare, i quali vivono insieme e cooperano nel mantenimento della casa e nella crescita dei figli delle sorelle. Questi figli sono il frutto di rapporti totalmente svincolati da qualsivoglia concetto di possessione e opportunità: uomo e donna stanno insieme per il puro piacere di farlo ed è un tipo di relazione non improntata alla stabilità futura ma al qui e ora. I bambini nati dall’unione appena descritta, verranno cresciuti dalla famiglia della madre, nella quale non è contemplata alcuna figura paterna al di fuori del gruppo di lei;
  • Poliandria: nella popolazione nepalese dei Nyimba viene praticata la poliandria fraterna, ossia un gruppo di fratelli che sposa una donna e questa pratica mostra quanto forte sia la solidarietà fraterna come valore culturale nella società appena citata; non che la monogamia non esista, ma viene considerata una sorta di ripiego nel momento in cui, ad esempio, c’è un solo figlio maschio o non si hanno terreni propri.

È lecito quindi da parte nostra sostenere l’esistenza di un solo tipo di famiglia e considerarla “naturale”?  Questi esempi fungono da perfetta dimostrazione di come la cultura umana sia diversa da paese a paese e di come ogni popolazione costituisca un suo nucleo domestico socialmente accettato, che sia poligamico o con un fantasma. Va da sé, quindi, che non può esistere un solo tipo di famiglia e, soprattutto, non può esistere una famiglia naturale.

di Alice Radighieri

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