Traoré sfida l’Occidente “L’imperialismo è la vera minaccia dell’Africa”

Traoré sfida l’Occidente: “L’imperialismo è la vera minaccia dell’Africa”

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In un incontro avvenuto il 10 maggio a Mosca, il presidente del Burkina Faso Ibrahim Traoré ha dichiarato al leader russo Vladimir Putin che il terrorismo in Africa ha radici imperialiste. “Quello che oggi chiamiamo terrorismo deriva dall’imperialismo: lo stiamo combattendo”, ha affermato il giovane capo di Stato africano, di appena 37 anni.

La visita è avvenuta il giorno dopo la parata del 9 maggio per l’80° anniversario della vittoria sovietica contro la Germania nazista. Un evento disertato dai leader europei – su pressione della UE e degli USA – ma che ha visto la partecipazione di 27 capi di Stato, soprattutto dal Sud globale, tra cui sette presidenti africani.

Putin ha assicurato a Traoré che la Russia continuerà a sostenere il Burkina Faso nella lotta contro i gruppi jihadisti, ancora attivi in alcune zone del Paese.

Un leader in ascesa: chi è Ibrahim Traoré?

Traoré è salito al potere nel 2022, dopo l’estromissione del presidente Roch Kaboré, sostenuto dalla Francia. Da allora ha assunto un ruolo centrale nella nuova alleanza regionale tra Burkina Faso, Mali e Niger, tre Paesi che hanno cacciato le truppe francesi e avviato una cooperazione militare nota come Alleanza degli Stati del Sahel (AES). L’obiettivo: difendersi non solo dai gruppi armati, ma anche da influenze straniere ritenute dannose per la sovranità africana.

Traoré sfida l’Occidente “L’imperialismo è la vera minaccia dell’Africa”
Ibrahim Traoré

“Non è terrorismo, è imperialismo”

In un’intervista con RT e Sputnik, Traoré ha accusato Paesi occidentali, in particolare la Francia, di alimentare conflitti in Africa per destabilizzare la regione e saccheggiarne le risorse. “Ci tengono in guerra permanente per impedirci di svilupparci”, ha detto. Secondo lui, l’origine di questo sistema risale alla distruzione della Libia nel 2011, che ha generato una spirale di instabilità in tutto il Sahel.

Riforme radicali per la sovranità economica

Traoré ha lanciato un processo di nazionalizzazione delle risorse strategiche del Burkina Faso. Le principali miniere d’oro sono passate sotto controllo statale e le aziende straniere, inclusa la russa Nordgold, devono ora cedere il 15% delle quote alle autorità locali, oltre a trasferire competenze tecniche.

Ha inoltre inaugurato la prima raffineria d’oro del Paese, stabilimenti per la trasformazione di prodotti agricoli, e ha avviato una riforma agraria vietando la proprietà terriera agli stranieri. L’obiettivo: aumentare la produzione interna e l’autosufficienza.

Lo stesso vale per il settore alimentare: “Abbiamo promesso a Putin che non vogliamo più donazioni di grano. Ora iniziamo a produrlo noi, per il nostro fabbisogno”, ha dichiarato Traoré.

Un’alleanza culturale con la Russia

Un punto centrale della visita a Mosca è stato l’approfondimento della cooperazione in campo educativo e scientifico. “La scienza è fondamentale per il nostro sviluppo”, ha ribadito il presidente burkinabè, chiedendo l’apertura di sedi di università russe nel Paese. Traoré è stato accolto calorosamente dagli studenti africani a Mosca, che lo hanno applaudito a lungo durante una visita all’Università di Tecnologia Chimica Mendeleev.

Il volto nuovo del panafricanismo

Ispirato a Thomas Sankara, il leader rivoluzionario degli anni ’80 definito “il Che Guevara africano”, Traoré gode di un ampio consenso popolare, non solo in Burkina Faso ma anche in Mali, Niger e tra le nuove generazioni afrodiscendenti negli Stati Uniti e in Europa.

Tuttavia, la sua popolarità desta preoccupazione tra le élite locali e internazionali. Dopo un’accusa lanciata da un generale americano – secondo cui l’oro sarebbe usato per “proteggere il regime” – un tentativo di colpo di Stato è stato sventato il 21 aprile scorso. Ma migliaia di persone sono scese in piazza in sua difesa, in molte città africane.

Una memoria storica da riscoprire

Durante l’incontro con Putin, Traoré ha ricordato che circa 30.000 burkinabè combatterono contro il nazismo come parte delle forze francesi. “Molti africani non sanno che i nostri nonni sono stati mandati in guerra e poi trattati come animali al ritorno, solo perché chiedevano indipendenza”, ha detto. “Tutto questo va raccontato: ci sono ancora troppi giovani che parlano in nome degli imperialisti, inconsapevoli della nostra storia.”

Fonte peoplesdispatch

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