Trump evita guerra India-Pakistan e rilancia la questione Kashmir

Trump evita guerra India-Pakistan e rilancia la questione Kashmir

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Grazie a un intervento diretto di Donald Trump, si è evitato per un soffio uno scontro militare su larga scala – con rischio nucleare – tra India e Pakistan. Una crisi che ha riportato sotto i riflettori internazionali la regione contesa del Kashmir, troppo spesso dimenticata dalla diplomazia globale.

Trump evita guerra India-Pakistan e rilancia la questione Kashmir
Trump evita guerra India-Pakistan e rilancia la questione Kashmir

Una crisi sfiorata

Negli scorsi giorni, tensioni fortissime hanno colpito il subcontinente indiano. Missili e droni sono stati lanciati tra i due Paesi, con vittime civili da entrambe le parti. Secondo media americani come il New York Times, la miccia è stata lanciata da un missile indiano che ha colpito la base aerea di Nur Khan in Pakistan, vicinissima a un importante centro di gestione degli armamenti nucleari.

Di fronte al rischio concreto di una guerra nucleare, gli Stati Uniti sono intervenuti rapidamente. Il presidente Trump ha attivato i suoi collaboratori per negoziare una tregua tra i due Paesi. Il cessate il fuoco è stato ufficialmente confermato sia da New Delhi che da Islamabad.

Trump rompe il silenzio internazionale sul Kashmir

L’intervento americano ha avuto un effetto collaterale importante: ha riportato l’attenzione sulla questione del Kashmir, che molti analisti considerano la causa profonda dell’instabilità tra India e Pakistan. La regione, a maggioranza musulmana, è contesa fin dal 1947 e divisa tra i due Paesi, che la rivendicano interamente.

Trump si è detto disposto a fare da mediatore, definendo la disputa “una questione aperta da 1.500 anni” e incoraggiando le parti a trovare una soluzione. Ma mentre Islamabad ha accolto con favore l’apertura americana, New Delhi – da sempre contraria a interferenze esterne – ha mostrato disagio.

Michael Kugelman, esperto del think tank Wilson Center, ha sottolineato come l’uscita di Trump sia stata un “colpo diplomatico per il Pakistan”, da anni impegnato a far riconoscere la questione del Kashmir come una disputa internazionale.

Una pace fragile

Nonostante il cessate il fuoco, la situazione resta tesa. Il conflitto ha causato decine di morti e feriti, con scambi di accuse e l’abbattimento di velivoli militari da entrambe le parti. Per alcuni analisti, come Aydin Guven dell’Università George Mason, la tregua è solo temporanea: “L’obiettivo degli USA era evitare una guerra, non risolvere il problema del Kashmir“.

Nel frattempo, la popolazione del Kashmir continua a pagare il prezzo più alto. Secondo Praveen Donthi dell’International Crisis Group, “i kashmiri devono avere voce nei negoziati” se si vuole trovare una pace duratura. “Sono loro ad aver perso più di chiunque altro”, ha aggiunto.

Javed Hafiz, ex ambasciatore pakistano, ha paragonato la situazione a quella della Palestina: “Una crisi che il mondo ignora finché non esplode”. Finché non si affronteranno le cause profonde, avverte, “le violenze continueranno”.

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