Un estratto da “Fine dei giochi”

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“Aspettate, Caterina – dissi –, lo chiedo a voi. Quel pover’uomo che è stato sepolto da poco, senza famiglia… vorrei tanto dire una Messa per lui, affinché il Cielo lo accolga… sapete dirmi il suo nome?”.

Avevo osato. Ma dovevo. Caterina guardò il marito. Si parlavano con gli occhi. Una lingua, la loro, difficile da interpretare ma non impossibile. Lui le stava dicendo di tacere, lei intendeva parlare. Natalina tornò a lavare i bicchieri, dopo che il sindaco le ebbe riservato uno sguardo di fuoco. Io rimasi in attesa.

“Ecco, reverendo, veramente Giovanni una famiglia la teneva – disse Caterina –. Moglie e figlio. Moglie giovane e figlio piccolo. Sono andati via dopo la tragedia, al nord, da certi parenti che si prenderanno cura di loro e faranno studiare Marcello. Il maschio. L’orgoglio di Giovanni”.

“Caterina, torna in casa che fra poco arriva Tano e trova vuota la tavola”, disse Beppe. E il suo era un ordine. Ma Caterina non ascoltava: “Giovanni era un uomo bravo. È stato sfortunato… ma il fuoco brucia, guai a giocarci. Per la Messa…”.

“Ora basta, Caterina, sali in casa! Non ci sarà nessuna Messa, reverendo. Giovanni non credeva. Sta nel posto giusto, che riposi in pace”.

“Che riposi in pace”, si unì il sindaco, e abbozzò il segno della croce.

Questo dialogo intenso è tratto dal romanzo Fine dei giochi di Paolo Vatta, ambientato negli anni Cinquanta quando un giovane prete parte dal nord per arrivare nella lontana Puglia per il suo primo incarico da religioso: sostituire l’anziano parroco che, dopo tanti anni, è venuto a mancare. Questa, almeno, la versione ufficiale, perché man mano il giovane prete scoprirà – in un crescendo di pathos e colpi di scena – che il paese dove è stato destinato pare senza tempo, completamente isolato e abitato da donne e uomini per nulla timorati di Dio, uniti in un segreto che esclude e uccide, dediti a un gioco strano e crudele che si consuma nello scantinato di un vecchio bar.

L’autore
Paolo Vatta, 
è nato a Trieste in un periodo di grandi cambiamenti storici ed economici per una città che rappresentava la porta verso un Est ancora lontano. Inizia a scrivere nella notte in cui attende la nascita di sua figlia. Di formazione scientifica, laureato in Biologia, è un grande amante della montagna ed è appassionato alle tematiche sulle origini della vita e sull’evoluzione umana.

L’amore per la letteratura viaggia in parallelo e lo fa scrivere per lo più racconti, premiati in concorsi come Hagellum di S. Giuliano Terme e Silarus di Battipaglia e pubblicando online una raccolta. Solo in età matura affronta la via del romanzo con un lavoro che qui vede la luce con Infinito edizioni.

Casa editrice: Infinito edizioni

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