La scuola si ribella! Chi decide interventi sulla scuola, non ha proprio idea di cosa abbia bisogno la scuola.

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Si! Chi decide interventi sulla scuola, non ha proprio idea di cosa abbia bisogno la scuola.


Sicuramente non aveva bisogno allora, durante la pandemia, dei banchi con le rotelle che ora giacciono abbandonati in scantinati polverosi e non ha bisogno oggi di materiale informatico di qualità spaziale, idoneo forse, alla formazioni di tecnici iper specializzati.


Il Liceo Pilo Albertelli di Roma si ribella e dice NO al PNRR rifiutando 273mila euro di finanziamenti.
Liceo storico ex Umberto I di Roma, conta 40 classi ed è dotato di una discreta attrezzatura digitale: 41 smart TV, 7 proiettori, 49 pc notebook, 41 pc desktop. Fra gli studenti illustri Enrico Fermi.


I genitori degli studenti spiegano il perché di un tale rifiuto, attraverso un comunicato stampa, col quale denunciano una distorta interpretazione dei fatti da parte della giornalista di Repubblica Valentina Lupia.
Nel numero di la Repubblica del 15/05/2023 la Lupia scrive che il liceo Albertelli non ha approvato i progetti del PNRR a causa di una scelta ideologica fatta da due genitori membri del Consiglio di Istituto contrari alla tecnologia ed agli investimenti nella scuola.


Nel comunicato in risposta a Repubblica si specifica che i progetti PNRR sono stati elaborati dal Dirigente Scolastico Antonio Volpe a febbraio scorso, ma portati a conoscenza del Collegio Docenti e del Consiglio d’Istituto a fine aprile e che, di conseguenza, né il Collegio Docenti né gli studenti sono stati informati dei contenuti dei progetti in questione e dunque non hanno potuto esprimere un proprio parere.


Il Consiglio di Istituto, studiando e discutendo sui documenti, ha dato il suo ALT spezzando la catena di approvazioni verticistiche di provvedimenti in cui la capacità critica di docenti e studenti non conta niente.
I Dirigenti Scolastici appaiono, secondo questa narrazione, come esecutori di scelte autoritarie e verticistiche volute dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.


I circa 300mila euro del PNRR dettato dal piano Scuola 4.0 avrebbero creato: Esperti in Video Making, Produttori di Musica Digitale, Curation Manager (cura le nuove uscite nelle playlist, sic), Digital Curator, Social Media Manager, Social Media Editor, Digital Media Curator.


Si ignorano le vere urgenze di cui ha bisogno una scuola giunta ormai ad una fase di vita comatosa.
È urgente: la diminuzione del numero di alunni che può arrivare a 31 per classe, con una percentuale molto alta di ragazzi con certificazioni varie attestanti la necessità di apprendimenti personalizzati; effettuare adeguati interventi di edilizia scolastica; porre fine alla mancanza di personale docente e ATA senza il quale ogni processo di inclusione e di efficacia didattica sono parole al vento;


Aggiungo: dare ad ogni ambiente una mano di… bellezza e sicurezza perché le scuole sono brutte e sgarrupate.


Il Comunicato è lapidario: i progetti in discussione non riguardano nessuna di queste scelte.
Praticamente si propongono progetti specificamente tecnologici tralasciando la formazione culturale che dia un indirizzo etico, critico e, perché no, morale all’utilizzo di una tecnologia che potrebbe fagocitarci in modo alienante.


Per la scuola 4.0 la tecnologia non è un mezzo, ma un fine.


Il Collegio Docenti rimette tutto in discussione ed al rifiuto propone, attraverso la creazione di una Commissione, la stesura di nuovi progetti calibrati sulle reali esigenze della scuola come il potenziamento dei laboratori di chimica, fisica e informatica e la digitalizzazione dell’antica biblioteca.


«Era necessario un voto contrario, nell’interesse formativo dei nostri figli e per difendere il ruolo che la Costituzione attribuisce alla scuola», spiega Francesco Paolo Caputo, rappresentante dei genitori, «la proposta che abbiamo respinto serve a formare acritici operai del digitale disinvestendo sulla preparazione necessaria per comprendere la complessità del mondo».


Tommaso, membro della Consulta degli Studenti della Regione Lazio e del Collettivo Osa aggiunge:
«Dall’edilizia al precariato, tanti sono i problemi che meriterebbero interventi ma di questi non ci si interessa perché non creano profitto»


Dicendo NO – conclude il comunicato – rivendichiamo il più alto SI alla Scuola secondo la Costituzione della nostra Repubblica. Roma, 16/05/2023.


No dunque alla scuola azienda, scuola caserma in cui si addestrano esseri omologati, mai consapevoli dei propri e degli altrui diritti e ubbidienti alle esigenze di un mercato economico mostruosamente onnivoro.
No alla scuola che costringe gli studenti, attraverso l’alternanza scuola-lavoro, a chinare il capo nell’impossibilità di qualunque scelta del proprio futuro.


C’è inoltre il pericolo reale che la scuola diventi terreno di sperimentazione per progetti vari di digitalizzazione del sapere.


Interessante sapere che la maggior parte dei fondi erogati attraverso la Next Generation e declinati in Italia con il PNRR sono a debito, cioè costituiscono un aggravio al debito pubblico che pagheranno o si trascineranno le prossime generazioni.


Appare evidente come questi finanziamenti siano una grande opportunità economica per l’industria high tech, del mondo produttivo 4.0, delle industrie delle multinazionali dell’informatica a trazione americana.
Un grande regalo per la GAFAM (l’acronimo GAFAM, indica nel loro assieme le 5 maggiori multinazionali occidentali: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft.) che dopo due anni di pandemia e di DAD ha trovato proprio nella scuola un terreno molto fertile nel quale crescere. Una scuola che si smaterializza, in cui docenti discenti galleggiano come monadi in un pericoloso e sconosciuto mare.


La vis polemica, quella che porta all’allenamento della logica, al confronto di punti di vista discussi, cioè percossi con forza, è bandita dalla palestra di una caserma informatica in cui si allenano giovani ubbidienti alla logica di mercato.


Le parole d’ordine sono: privatizzazione, aziendalizzazione, ubbidienza misurata da batterie di questionari Vero/Falso. L’istruzione, attraverso la scuola, non rappresenta più la chiave e la possibilità per conoscere e costruire la propria idea di mondo e di futuro. non è più lo strumento più valido per combattere povertà, emarginazione e sfruttamento.


Una nota conclusiva inquietante: su 8.230 istituti italiani la quasi totalità ha accettato i fondi PNRR e finora il liceo Albertelli è una voce fuori dal coro.


Requiem per la democrazia.

di Grazia Satta

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