India alza i toni, il Pakistan resta in allerta “Pronti a rispondere a ogni provocazione”

India alza i toni, il Pakistan resta in allerta: “Pronti a rispondere a ogni provocazione”

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Di Raashid Wali Janjua analista di sicurezza e difesa del Pakistan – Dopo l’attacco di Pahalgam, che ha causato la morte di 26 persone in Kashmir, l’India ha nuovamente puntato il dito contro il Pakistan, accusandolo di essere coinvolto. Secondo il giornalista e analista di difesa pakistano Raashid Wali Janjua, si tratta dell’ennesima mossa strategica da parte dell’India per ottenere vantaggi politici e militari.

L’opinione dell’esperto è chiara: l’India, approfittando delle tensioni globali e sostenuta da alleati occidentali, sta giocando un ruolo aggressivo nella regione, mettendo a rischio la pace tra due potenze nucleari. Nonostante si presenti come un Paese autonomo nelle scelte strategiche, Nuova Delhi starebbe seguendo una linea politica guidata da interessi esterni, abbandonando ogni cautela diplomatica.

Una strategia pericolosa

L’India, sostiene Janjua, si comporta sempre più come se avesse un “permesso speciale” per agire al di fuori delle regole internazionali, assumendo atteggiamenti provocatori lungo la Linea di Controllo (LoC) e cercando spazi per un possibile conflitto armato tradizionale. Tuttavia, un’escalation in questa regione tra due Stati dotati di armi nucleari rischia di avere conseguenze devastanti.

Il giornalista sottolinea che, se l’India dovesse lanciare un attacco militare su piccola scala, ad esempio per conquistare qualche postazione pakistana lungo la LoC, Islamabad risponderebbe con la stessa forza. Episodi passati come l’incidente di Balakot nel 2019 dimostrano che l’India rischia seriamente di perdere in termini di immagine e credibilità.

Il vero obiettivo: il Kashmir occupato

Secondo l’autore, l’India starebbe usando l’attacco di Pahalgam come pretesto per rafforzare il controllo sulla regione del Kashmir occupato (ufficialmente chiamato Jammu e Kashmir), dove nel 2019 ha revocato l’autonomia speciale garantita dall’Articolo 370 della Costituzione indiana. Da allora, Nuova Delhi ha intensificato le operazioni contro i civili, abbattendo case di famiglie locali e favorendo l’insediamento di cittadini indiani non originari del territorio.

Dietro a questa strategia, c’è l’obiettivo di modificare la composizione demografica della regione e rafforzare il dominio politico, anche attraverso lo sviluppo turistico forzato con hotel e casinò, spesso su terreni confiscati.

India e il tentativo di minare il Pakistan su più fronti

Non si tratta solo di Kashmir. L’autore denuncia anche una campagna più ampia: presentare il Pakistan come uno “Stato sponsor del terrorismo”, indebolirlo attraverso gruppi armati come i talebani pakistani e il Balochistan Liberation Army, e ostacolare progetti infrastrutturali strategici come il Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), fondamentale per gli interessi economici di Islamabad e Pechino.

Un altro fronte critico è l’acqua: dopo l’attacco di Pahalgam, l’India ha sospeso unilateralmente il Trattato delle Acque dell’Indo, un accordo firmato nel 1960 con la mediazione della Banca Mondiale per regolare la distribuzione delle acque dei fiumi tra India e Pakistan. Questo trattato, pur avendo resistito a guerre e crisi passate, oggi è messo in discussione in modo illegittimo da Nuova Delhi. Il trattato non prevede uscite unilaterali: ogni modifica deve essere concordata da entrambe le parti.

Il Pakistan chiede l’intervento della comunità internazionale

Janjua conclude sottolineando la necessità per il Pakistan di rimanere vigile e pronto a rispondere a qualsiasi provocazione militare da parte dell’India, sia lungo la LoC che sui confini internazionali. Invita Islamabad a rafforzare i contatti diplomatici con Cina, ONU e altri attori regionali per denunciare le violazioni indiane del diritto internazionale e prevenire un’escalation.

Per fermare questa “follia”, secondo l’analista, servono determinazione e soprattutto pressione internazionale.

Raashid Wali Janjua è analista di sicurezza e difesa. L’articolo originale è stato pubblicato da Geo News.

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