Un’inchiesta della BBC, pubblicata il 1° maggio (link), racconta quanto accaduto nel gennaio 2025. È la storia del trafficante pakistano Fadi Gujjar, accusato di aver organizzato un viaggio mortale per migranti: circa 50 persone hanno perso la vita dopo essere rimaste alla deriva per 14 giorni nell’Oceano Atlantico, in condizioni disumane. I migranti erano stati attirati con la promessa di un “viaggio sicuro” verso l’Europa, ma si sono ritrovati in un incubo. Gujjar, che si nasconde dietro falsi nomi e profili social, è ancora in libertà, nonostante la gravità delle accuse. È conosciuto anche come il “tiktoker trafficante”, perché pubblica su TikTok video dei viaggi per convincere nuovi “clienti” a partire verso l’Europa.

Questo caso tragico mette in luce una delle realtà più oscure dei nostri tempi: l’immigrazione illegale come business criminale, alimentato da bugie, disperazione e silenzi istituzionali. Non si tratta di un evento isolato, ma di una rete ben organizzata, radicata in più continenti, che sfrutta la speranza umana per trarre profitto, anche a costo della vita.
La storia dei 50 migranti morti nell’Atlantico all’inizio di quest’anno non è solo tragica, è profondamente ingiusta. Ingannati, derubati e infine abbandonati a morire in condizioni inimmaginabili. Il fatto che Fadi Gujjar, l’uomo accusato di aver orchestrato questo viaggio infernale, sia ancora libero è uno scandalo. È la dimostrazione lampante del fallimento delle autorità internazionali nel contrastare queste reti. E non c’è solo lui, ci sono centinaia di uomini come lui, trafficanti che incassano cifre enormi da giovani innocenti mostrando loro il sogno europeo, promettendo “viaggi sicuri” e un futuro migliore rispetto alla vita nel Paese d’origine.

Colpisce la crudeltà del sistema, uomini lasciati senza acqua né cibo, picchiati a bordo, uccisi o lasciati morire lentamente. Ma colpisce ancora di più il fatto che i responsabili rimangano impuniti. Trafficanti come Fadi Gujjar continuano a vivere liberi, a nascondersi dietro profili falsi, vendendo viaggi verso la morte come se fossero pacchetti di corsi online. Intanto, le famiglie delle vittime restano con il dolore, senza risposte, e spesso senza nemmeno la possibilità di dare l’ultimo addio o offrire una sepoltura dignitosa ai propri cari.
L’articolo descrive una vicenda spaventosa, ma ciò che manca, e che dovrebbe far riflettere, è una vera presa di posizione politica. Dov’è la responsabilità? Chi interviene davvero per fermare questi crimini?
Per contrastare questa tratta, il governo pakistano ha deciso di attuare regolamenti severi. Il ministro degli Interni, Mohsin Naqvi, ha annunciato il 24 maggio 2025 una serie di misure rigorose contro i cittadini pakistani coinvolti in immigrazione illegale. Tra queste, la revoca del passaporto e il divieto di viaggiare per almeno cinque anni per chi viene espulso dall’Europa o da altri Paesi ospitanti. Una linea dura, certo, ma anche un segnale concreto che qualcosa si può fare, se davvero c’è la volontà politica.

Nadeem Chaudhry
“Ormai l’unico viaggio garantito dai trafficanti è quello verso la morte” ma almeno lo pubblicizzano con musica su TikTok, come fosse una vacanza all inclusive. Nadeem Chaudhry
Ed è qui che emerge il vero punto critico, la mancanza di volontà politica in Europa. Ci si limita a gestire l’emergenza, senza colpire il cuore del problema: i trafficanti. E finché questi criminali continueranno ad agire indisturbati, finché i governi si limiteranno a dichiarazioni di facciata, queste tragedie continueranno a ripetersi, nell’ipocrisia generale di chi finge di non vedere.
L’immigrazione illegale, così com’è oggi, non è una soluzione. È una tragedia annunciata. E permettere che sia gestita da chi sfrutta la disperazione umana è un fallimento morale, prima ancora che politico.
di Nadeem Chaudhry.