È col dialogo, principalmente, che Gianmarco Perale ci colpisce. Balza subito all’occhio l’importanza che vuole dargli e il realismo con il quale ci conduce in un viaggio che ancora – e non ne so i motivi -, faccio fatica a lasciarmi alle spalle. È un viaggio dalle tonalità buie, con qualche spiraglio di luce, ma è un buio che non fa male – anzi. Scava profondamente nel lato oscuro di ognuno di noi e dei personaggi coinvolti. Il rischio, durante la lettura, è quello di ritrovarsi nei gesti di tutti i giorni che i protagonisti compiono, per poi essere catapultati in un buco senza fondo. E vi invito a buttarvi, con il male e il bene che avete in corpo. Ma è lì che inizia tutto, oltre il fondo – se lo trovate -, pagina dopo pagina, immersi in una spirale di follia crescente. Tom e Poni sono due ragazzini legati da un’amicizia importante, conducono una vita che si divide fra lo sport, la scuola e le loro famiglie. Un giorno Tom difende Poni da Leo, un loro compagno di classe. Gli tira un pugno in pieno volto. Ciò che potrebbe essere un semplice alterco fra giovanissimi, si trasforma poco a poco in un fiume straripante di insicurezze ed inquietudine. Gianmarco Perale ci prende per mano e con estrema semplicità – cosa difficilissima – ci porta nella testa di Tom. La sua crescente ossessione verso Poni, ci porta senza alternative ad incanalarci in un vicolo cieco. Tom sarà disposto a tutto pur di tenere vicino a sé il suo amico che, riga dopo riga, sembra subire questo rapporto senza riuscire a reagire. Così come gli adulti, così come le istituzioni attorno a Tom, anche chi legge cercherà di comprendere ciò che affligge il protagonista, e la domanda che ci si pone fino alla fine è soltanto una: Tom è la vittima o è il carnefice?
È un libro che mette in risalto le relazioni, di madre e figlio, di amico e amico – appunto. È un libro che mette a fuoco quel frammento dei rapporti dove non ci si capisce. E non bastano le parole, non basta urlarsi addosso, non bastano i gesti, estremi o pacati. Ci si ridesta, poi, e ci si rivede all’interno dei silenzi che queste pagine riescono a trasmettere entrandoci nelle ossa. Esplode quella parte di memoria adolescenziale, che ci ricorda l’emotività di quegli anni. Dunque buttatevi, con il male e il bene che avete in corpo, perché Gianmarco Perale saprà guidarvi.
Gianmarco Perale vive fra Milano e Venezia. Ha frequentato la scuola di scrittura Belleville. Il suo romanzo d’esordio Le cose di Benni (Rizzoli 2021) è stato finalista al Premio POP, al Premio Severino Cesari e nella cinquina finale del Premio Flaiano under 35.
di Sarvish Waheed