Disinformazione mediatica e rischio guerra tra India e Pakistan il caso del 2025

Disinformazione mediatica e rischio guerra tra India e Pakistan: il caso del 2025

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Conflitto India-Pakistan: il ruolo controverso dei media in tempo di crisi

Negli ultimi giorni, seguire certi canali d’informazione indiani è diventato un esercizio surreale, quasi uno sport estremo. Chi guarda certe trasmissioni ha probabilmente bisogno di una pausa e una tazza di tè per ritrovare un minimo contatto con la realtà.

Disinformazione mediatica e rischio guerra tra India e Pakistan il caso del 2025
Disinformazione mediatica e rischio guerra tra India e Pakistan il caso del 2025

Durante la notte di giovedì, diversi telegiornali indiani hanno lanciato notizie incredibili: alcuni sostenevano che Islamabad fosse caduta, altri che Peshawar fosse stata bombardata. C’è chi parlava di carri armati indiani diretti su Lahore o del porto di Karachi in fiamme. In diretta su Times Now, alcuni ospiti si spingevano addirittura a parlare di un’invasione terrestre in corso da parte dell’India. Tutto ciò senza alcuna conferma, in un tripudio di propaganda e spettacolarizzazione.

Che la verità sia la prima vittima di una guerra è noto. Ma assistere alla sua distruzione sistematica, amplificata da studi televisivi e social media, è comunque scioccante. È vero, la confusione della guerra rende difficile distinguere i fatti, ma quando i media alimentano volutamente la nebbia invece di dissolverla, la responsabilità è gravissima.

Va detto che anche in Pakistan ci sono canali e “esperti” che diffondono notizie non verificate. Tuttavia, qui la stampa subisce critiche pubbliche quando viene meno al suo dovere informativo, e molti cittadini si affidano a fonti indipendenti o internazionali per cercare versioni più credibili. In India, invece, la gara tra reti televisive sembra essere chi offre la messinscena più patriottica, senza freni o autocritica.

Preoccupano, inoltre, le segnalazioni secondo cui piattaforme come X e Meta siano state costrette “legalmente” a bloccare migliaia di account per difendere la narrazione ufficiale del governo di Nuova Delhi. Tutto ciò mette in discussione la salute democratica di quello che viene definito il più grande stato democratico del mondo.

Propagare false notizie, specialmente in tempi di tensione, significa creare aspettative irrealistiche tra i cittadini. Quando queste aspettative vengono disattese, cresce la pressione sui governi affinché rispondano con più forza, anche a rischio di guerra. È così che piccoli scontri si trasformano in conflitti aperti.

In un momento così critico, il ruolo del giornalismo dovrebbe essere quello di informare, non infiammare. Il venir meno a questo dovere ha conseguenze pericolose e concrete. I media di entrambi i Paesi farebbero bene a riflettere seriamente su questo.

Articolo pubblicato su Dawn il 10 maggio 2025.

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