Il 10° giorno del mese islamico di Muharram, noto come Ashura, segna uno degli eventi più tragici e significativi della storia islamica. Quest’anno, la ricorrenza cade oggi il 7 luglio 2025, Circa 1400 anni fa, a Karbala (nell’attuale Iraq), Imam Husayn (AS), nipote del Profeta Maometto, fu ucciso insieme a 71 dei suoi compagni per aver rifiutato di giurare fedeltà al califfo omayyade Yazid ibn Muawiya, considerato da molti musulmani un usurpatore corrotto.

Raffigurazione intensa della battaglia di Karbala, con Imam Husayn circondato dai suoi assalitori.
Il massacro fu brutale: non risparmiò né anziani né bambini, incluso Ali Asghar (AS), figlio neonato di Imam Husayn. I corpi dei martiri furono mutilati, le loro teste esibite su lance e le donne e i bambini sopravvissuti, insieme all’unico adulto non combattente, Imam Zainul Abideen (AS), furono fatti prigionieri. La loro marcia forzata attraversò Kufa e li portò fino alla corte di Yazid a Damasco.
Quell’evento, che all’apparenza segnò una vittoria per il potere militare e politico di Yazid, ha invece lasciato un’eredità completamente diversa: la resistenza morale di Husayn e dei suoi seguaci ha ispirato secoli di lotte contro l’ingiustizia. Yazid, nonostante il suo potere, è ricordato con disprezzo nella memoria collettiva musulmana, mentre Husayn è simbolo di coraggio, sacrificio e fedeltà ai principi.

Santuario dell’imam Hussain
Questa lezione di Karbala continua a parlare al presente. Dalla resistenza dei palestinesi a Gaza alla lotta per l’autodeterminazione in Kashmir, molti vedono nel sacrificio di Imam Husayn un esempio di resistenza contro le oppressioni moderne.
L’impero degli Omayyadi, sotto Yazid, sembrava invincibile. Eppure, non sopravvisse a lungo. Dopo la morte prematura di Yazid, avvenuta, secondo le fonti, a causa dell’eccesso di alcol, il potere passò a suo figlio, Muawiya II, che abdicò dopo poco tempo, rifiutando un regno macchiato del sangue della famiglia del Profeta.
Un ruolo fondamentale nella diffusione del messaggio di Husayn lo ebbe sua sorella, Zaynab (AS). Sopravvissuta alla tragedia, affrontò Yazid nella sua stessa corte, denunciando apertamente i suoi crimini con coraggio e eloquenza. Il suo esempio viene oggi ricordato come un atto di straordinaria resistenza morale e spirituale.
Lo studioso cristiano Christopher Paul Clohessy ha definito Zaynab come colei che portò la lotta di Karbala “dalla battaglia ai palazzi”, rendendo eterna la memoria dell’evento. Anche in Pakistan, il filosofo Syed Mohammad Taqi ha evidenziato come il sacrificio di Husayn rappresenti un punto di svolta nella costruzione di una società più nobile, fondata su valori umani e universali.
L’insegnamento di Karbala è chiaro: la forza bruta può vincere una battaglia, ma non può spezzare lo spirito di chi lotta per la giustizia. È un richiamo eterno alla coscienza collettiva: nei conflitti tra potere autoritario e principi morali, è quest’ultimi che alla lunga trionfano.
ET.