Quando un libro non profetizza, ma osserva con rigore “Il garbuglio di Garlasco” di Gabriella Ambrosio

Garlasco, un libro che scuote la giustizia: Gabriella Ambrosio e il caso Stasi

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Quando un libro non profetizza, ma osserva con rigore: “Il garbuglio di Garlasco” di Gabriella Ambrosio

Tre anni fa, mentre l’opinione pubblica archiviava il delitto di Garlasco con una condanna ormai definitiva, Gabriella Ambrosio pubblicava per Rubbettino un libro-inchiesta destinato a fare rumore: Il garbuglio di Garlasco. Un perfetto colpevole e l’ostinata ricerca della verità. Oggi, alla luce della riapertura delle indagini, il volume viene riscoperto da molti come “profetico”. Ma l’autrice è la prima a rifiutare questo termine.

“Altro che profezia: bastava leggere le carte,” afferma Ambrosio con determinazione.

Quando un libro non profetizza, ma osserva con rigore “Il garbuglio di Garlasco” di Gabriella Ambrosio
“Il garbuglio di Garlasco” di Gabriella Ambrosio

Un’indagine giornalistica controcorrente

Nel suo libro, Ambrosio ricostruisce il caso di Chiara Poggi e la condanna di Alberto Stasi senza lasciarsi influenzare dall’ondata mediatica né dai pregiudizi di superficie. Le sue analisi non si affidano all’intuizione ma ai documenti, alle testimonianze, e a una cronologia ferrea dei fatti.

La freddezza di Stasi, la sua compostezza, l’aspetto da “ragazzo modello” sono elementi che, più che aiutarlo, hanno contribuito a cucirgli addosso il ruolo del colpevole ideale. Ed è proprio contro questa narrativa che il libro si erge: non per negare o affermare colpe, ma per chiedere che la giustizia si fondi su prove reali e non su impressioni.

Gli elementi trascurati che ora tornano alla ribalta

Molti dei temi oggi al centro della nuova inchiesta – impronte ignorate, oggetti non repertati, incongruenze investigative – erano già presenti nel lavoro di Ambrosio. E non per preveggenza, ma perché erano scritti nero su bianco nei fascicoli dell’inchiesta.

Uno degli episodi più emblematici descritti nel libro riguarda la gestione iniziale della scena del crimine: carabinieri senza guanti né calzari calpestano il pavimento della cantina dove giaceva il corpo di Chiara, compromettendo irrimediabilmente eventuali tracce. E poi ancora, impronte escluse a priori, intercettazioni ignorate, celle telefoniche discordanti. Dettagli che, presi singolarmente, potevano sembrare trascurabili, ma che nel complesso tracciano un quadro investigativo fortemente lacunoso.

Oltre il caso: un contesto inquietante

Il garbuglio di Garlasco non si limita all’aspetto tecnico-legale. L’autrice indaga anche il contesto sociale: il paese, le relazioni tra i protagonisti, un ambiente segnato da silenzi, omertà e persino da alcuni suicidi giovanili rimasti nell’ombra. E poi figure misteriose come Andrea Sempio o le gemelle K, accennate nelle indagini ma mai davvero approfondite.

Da non dimenticare la testimonianza di Marco Muschitta, che raccontò di aver visto una ragazza simile a una delle cugine della vittima uscire in bicicletta con un oggetto compatibile con l’arma del delitto. Una pista mai esplorata, abbandonata senza spiegazioni convincenti.

Un libro che è (ancora) un monito

Più che “profetico”, Il garbuglio di Garlasco è un richiamo metodico all’essenza della giustizia: osservare, confrontare, mettere in discussione. In un’epoca in cui i processi mediatici spesso prendono il sopravvento su quelli in aula, la voce lucida e documentata di Gabriella Ambrosio suona oggi più attuale che mai.

LEGGI ANCHE