Quando un libro non profetizza, ma osserva con rigore: “Il garbuglio di Garlasco” di Gabriella Ambrosio
Tre anni fa, mentre l’opinione pubblica archiviava il delitto di Garlasco con una condanna ormai definitiva, Gabriella Ambrosio pubblicava per Rubbettino un libro-inchiesta destinato a fare rumore: Il garbuglio di Garlasco. Un perfetto colpevole e l’ostinata ricerca della verità. Oggi, alla luce della riapertura delle indagini, il volume viene riscoperto da molti come “profetico”. Ma l’autrice è la prima a rifiutare questo termine.
“Altro che profezia: bastava leggere le carte,” afferma Ambrosio con determinazione.

Un’indagine giornalistica controcorrente
Nel suo libro, Ambrosio ricostruisce il caso di Chiara Poggi e la condanna di Alberto Stasi senza lasciarsi influenzare dall’ondata mediatica né dai pregiudizi di superficie. Le sue analisi non si affidano all’intuizione ma ai documenti, alle testimonianze, e a una cronologia ferrea dei fatti.
La freddezza di Stasi, la sua compostezza, l’aspetto da “ragazzo modello” sono elementi che, più che aiutarlo, hanno contribuito a cucirgli addosso il ruolo del colpevole ideale. Ed è proprio contro questa narrativa che il libro si erge: non per negare o affermare colpe, ma per chiedere che la giustizia si fondi su prove reali e non su impressioni.
Gli elementi trascurati che ora tornano alla ribalta
Molti dei temi oggi al centro della nuova inchiesta – impronte ignorate, oggetti non repertati, incongruenze investigative – erano già presenti nel lavoro di Ambrosio. E non per preveggenza, ma perché erano scritti nero su bianco nei fascicoli dell’inchiesta.
Uno degli episodi più emblematici descritti nel libro riguarda la gestione iniziale della scena del crimine: carabinieri senza guanti né calzari calpestano il pavimento della cantina dove giaceva il corpo di Chiara, compromettendo irrimediabilmente eventuali tracce. E poi ancora, impronte escluse a priori, intercettazioni ignorate, celle telefoniche discordanti. Dettagli che, presi singolarmente, potevano sembrare trascurabili, ma che nel complesso tracciano un quadro investigativo fortemente lacunoso.
Oltre il caso: un contesto inquietante
Il garbuglio di Garlasco non si limita all’aspetto tecnico-legale. L’autrice indaga anche il contesto sociale: il paese, le relazioni tra i protagonisti, un ambiente segnato da silenzi, omertà e persino da alcuni suicidi giovanili rimasti nell’ombra. E poi figure misteriose come Andrea Sempio o le gemelle K, accennate nelle indagini ma mai davvero approfondite.
Da non dimenticare la testimonianza di Marco Muschitta, che raccontò di aver visto una ragazza simile a una delle cugine della vittima uscire in bicicletta con un oggetto compatibile con l’arma del delitto. Una pista mai esplorata, abbandonata senza spiegazioni convincenti.
Un libro che è (ancora) un monito
Più che “profetico”, Il garbuglio di Garlasco è un richiamo metodico all’essenza della giustizia: osservare, confrontare, mettere in discussione. In un’epoca in cui i processi mediatici spesso prendono il sopravvento su quelli in aula, la voce lucida e documentata di Gabriella Ambrosio suona oggi più attuale che mai.