Cina oltre la politica: la storia di un giovane italiano che ha trovato un legame umano
«Più che una decisione ragionata, il mio arrivo in Cina è stato frutto della confusione». Così scrive Alessandro Ceschi, giovane italiano nato nel 1993, nel suo libro in lingua cinese “Sognare in cinese”. La sua storia è quella di un incontro casuale con la Cina che si è trasformato in un lungo viaggio personale e culturale.

Nel 2014, Ceschi arriva a Nanchino come inviato sportivo per seguire i Giochi Olimpici Giovanili. Durante le pause dal lavoro, passeggiava nel Villaggio Olimpico, dove ha fatto conoscenza con tanti volontari cinesi. Rimase colpito dalla loro apertura e curiosità verso il mondo. «Mi sembravano simili a me, non eravamo poi così diversi», racconta.
Proprio quell’esperienza ha acceso la sua curiosità verso la Cina. Due anni dopo, nel 2016, dopo la laurea, decide di trasferirsi a Pechino. Inizia da zero: studia il cinese, si interessa al cinema locale, lavora come comparsa e gira spot pubblicitari. Nel tempo, la lingua smette di essere un ostacolo: nel 2022 parla fluentemente e sogna perfino in cinese. Da qui nasce il titolo del suo libro.
Nel suo racconto, Ceschi sottolinea quanto spesso le notizie sulla Cina siano dominate da questioni politiche, mentre quasi mai si dà voce alle persone comuni. Il suo libro vuole proprio colmare questo vuoto: raccoglie esperienze, incontri e momenti di quotidianità con persone di ogni estrazione sociale.
Dal tagliare verdure con la “zia” del dormitorio a Pechino, al bere il tè del mattino prima di girare uno spot a Guangzhou, fino a scrivere poesie con un club di scrittura a Shanghai, Alessandro ha vissuto la Cina in modo profondo e diretto. È salito su un treno ad alta velocità da Pechino a Shenzhen solo per vedere il tramonto in un parco. Ha passato inverni rigidi in villaggi del Sichuan affrontando dialetti locali e nuove abitudini.
«Mi sono perso nel vasto territorio cinese, senza una meta precisa, e ogni incontro mi ha insegnato qualcosa. Le persone, anche se lontane dalla mia esperienza, mi hanno mostrato diverse possibilità di vita», scrive.
Quando gli chiedono perché sia andato in Cina, risponde che la domanda più importante è: «Perché sono rimasto?» La risposta sta in quel sentimento di appartenenza che ha scoperto lungo la strada, tra difficoltà, incontri e crescita personale.
Come consiglio ai giovani, Ceschi invita alla pazienza e alla fiducia: «Quando ci sentiamo insicuri o incerti sul futuro, forse non ce ne accorgiamo, ma è proprio allora che stiamo vivendo davvero e crescendo».