“La tassa dei cornuti” Venezia 5 Euro

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Da una quindicina d’anni sono una pendolare degli affetti a Venezia, una categoria non inserita in alcuna voce di una tabella, ma molto frequente nella attuale realtà del mondo.

Vivo in una stabile precarietà, una convivenza nomade in cui in coppia ci spostiamo tra due città diverse, una Venezia, quella del mio compagno, l’altra, la mia, di là dal Po.

Non so se ridere o preoccuparmi tantissimo per ciò che sta accadendo oggi nella mia seconda città e che mi sembra un pericoloso abuso nei confronti della libertà di circolazione delle persone su qualunque suolo pubblico.

Venezia, la città più bella del mondo, definita brutalmente un museo a cielo aperto, una sorta di Veniceland, non potrà essere visitata liberamente da chi lo desidera. 

Forse fra un po’ sarà stabilita un’ulteriore norma che vieta di dare noccioline o qualsiasi altro cibo ai residenti, considerati ormai, animali in via di estinzione.

Più per rabbia – dal momento che non ho alcuna intenzione di registrarmi in alcun sito che regolarizza gli accessi – che per curiosità antropologica, cerco di capire come dovrei fare per essere una cittadina ubbidiente win quella che, da diversi anni, considero la mia seconda casa.

Non sono nativa, residente, parente seppur di terzo grado di nessuno, non sono un’atleta, una pendolare per lavoro, ecc.“Nada de nada”. 

Frugo e rifrugo in tutti i siti informativi che in questi giorni contribuiscono egregiamente ad aumentare l’angoscia e la confusione di chi li consulta, ma niente, da nessuna parte é previsto il fatto che una coppia scelga di convivere liberamente conservando la propria residenza, gli affetti pregressi, le case di una vita regolando il tutto con un pendolarismo equilibrista dell’affetto e della libera scelta. 

La faccenda non ha soluzioni ed ora si fa drammatica se uno dei due è veneziano e l’altro no.

Immagino lo scenario che si aprirebbe qualora venissi fermata per controllare la regolarità della mia presenza nella città lagunare.

  • Documenti prego. Ma lei non è nativa e nemmeno residente, non solo, non è nativa nemmeno della città in cui è residente e se vogliamo non è nemmeno italiana, cioè non è peninsulana. È di là dal ponte, di là dal Po e di là dal Tirreno. Bella storia come facciamo?

Immagino il povero controllore che si gratta la nuca sollevando il berretto – tutti i controllori hanno la divisa col berretto – e che con grande imbarazzo procede con domande molto, troppo personali sulla mia vita privata. 

Se fossi una donna infedele…? Pagherei il ticket e basta! Eh sì la rivendicazione dei diritti si indebolisce quando si va a scavare nel privato di ognuno di noi. Si comincia a provare timore per non dire paura.

Come si faranno i controlli? a campione? guardando l’aspetto del viandante, ascoltandolo parlare? – Il rischio di un condizionamento di profilazione etnica potrebbe essere molto elevato -. 

Oppure si terranno in forze tutti questi controllori, circa duecento, che hanno sicuramente un costo per le casse del Comune?

Tanto paga Pantalone.

Scherzi a parte, il sindaco Brugnaro parla di “rinascimento” di Venezia, di lotta ai day tripper, a chi vuole fare una passeggiata in città senza pernottamento. 

Gli albergatori esultano, esultano anche i proprietari di bed and breakfast. Questi ultimi che ormai sono i veri padroni della città hanno condizionato il mercato immobiliare e reso impossibile a causa dei prezzi elevatissimi l’acquisto di una casa a chi qui vorrebbe vivere. 

Già, il sindaco che ama tanto i veneziani sicuramente non ostacola l’apertura di tante strutture alberghiere che naturalmente traggono vantaggi per la decisione di far pagare il ticket ai turisti giornalieri

Basta camminare per le calli e osservare la discreta e frequente scritta b&b nei campanelli con relativa tastiera per il codice d’accesso. 

Venezia non è una città per giovani, per famiglie, per chi vive con entrate economiche medie. 

Non ci sono politiche per la casa, gli asili, le scuole, tutte quelle strutture che rendono accogliente una città. 

È una città per ricchi

Chi non lo è deve andarsene e chi vuole arricchirsi non ha bisogno di essere veneziano, gli basta pagare e comprarsela fetta per fetta questa povera bellissima città. 

Il numero dei residenti sta diminuendo tristemente di anno in anno.

Dice il vice presidente dell’Associazione esercenti pubblici di Venezia, Tommaso Sichero: «Accogliamo positivamente l’esperimento del contributo di ingresso a Venezia, servirà per raccogliere dati fondamentali e pensare in un futuro quali strategie utilizzare per regolamentare flussi turistici che in determinati periodi dell’anno rischiano di violentare una città fragile come Venezia».

Dimentica o ignora il signor Sichero che ciò che rende fragile la città è la mancanza di cura affettuosa di chi la conosce e la abita in modo stabile.

Il pagamento del ticket entra in vigore proprio il 25 aprile, una data emblematica.

A Venezia questo è un giorno importante. Si festeggia La Liberazione, San Marco il patrono, è la Festa del Bocolo in cui si dona un bocciolo di rosa alle donne a cui si vuol bene.

Oggi c’è stata un’occasione in più, non per festeggiare, ma per manifestare contro il ticket di cinque euro.

Molti i privilegiati che non lo pagheranno, forse sarà a carico solo dei day tripper che non si possono permettere un costoso albergo.

C’è una manifestazione a piazzale Roma, ci vado, ma prima faccio un salto in stazione per vedere come procedono i controlli.

Il varco laterale è controllato da due addetti con divise non ben identificate e smanicati fosforescenti. 

Mi avvicino e chiedo come funziona la faccenda.

  • Scusi, voglio entrare in stazione, cosa devo fare?
  • Niente, per uscire dalla città non c’è nessun problema.
  • Bene, io esco, mi faccio un giro e poi rientro. Cosa mi succede?
  • É veneziana?
  • Non sono veneziana, non ho la residenza, ma praticamente vivo gran parte dell’anno qui.
  • Allora si deve registrare.
  • Mi faccia capire: posso uscire, ma per rientrare fra cinque minuti devo esibire un’autorizzazione?
  • Sì, noi abbiamo ordine di fare così.

Entro e mi faccio il mio bel giretto. Ci sono controllori ovunque verdi e arancioni fosforescenti, riconoscibili da lontano.

Ritorno indietro e riattraverso il varco. Mi fermo un attimo con aria di ironica sfida.

  • La riconosciamo, passi pure.
  • Eh già, ormai siamo diventati amici.

In un attimo sono diventata una privilegiata, come quelli che scendono dai treni con le valigie attesi dai vari fattorini degli alberghi. I controllori con le loro divise assurde e l’incapacità di rispondere a domande provocatorie, ma semplici e logiche, incutono timore. 

Qualcuno mi spiega che gli studenti, sempre relegati in qualche Limbo, entreranno liberamente fino alla conclusione dell’anno scolastico, poi non si sa.

Fuori dalla stazione un delirio. 

File per il controllo, botteghini che forniscono informazioni e che regolano gli ingressi col codice QR

Chiedo ad una controllora la sua autorizzazione ad effettuare i controlli, ma la controllora  controlli non ha. 

Mi dice che lei ha ricevuto degli ordini, che non sarebbe d’accordo, ma deve ubbidire.

Il 25 aprile queste parole suonano sinistre.

I partecipanti alla manifestazione si compattano in piazzale Roma. 

Sono tanti, sventolano bandiere, cartelli con scritte che invocano le politiche giuste per la casa, esprimono il rifiuto per gli ingressi a pagamento, per la trasformazione della città in un museo a cielo aperto.

La polizia in assetto anti sommossa impedisce l’accesso al Ponte della Costituzione. Si trova un percorso alternativo e si arriva in campo santa Margherita ugualmente.

25 aprile 2024 a Venezia: 

si blocca la libera circolazione delle persone, 

si fanno controlli per strada, 

si ha timore dell’uomo in divisa, 

si ubbidisce ad un abuso. 

Si sente spesso la frase: 

“Non so cosa rispondere, io obbedisco agli ordini”.

Di Grazia Satta

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