Articoli, dati, telegiornali, news e tanto altro ci permettono di monitorare e informarci quotidianamente sul numero di migranti presenti sul territorio; possiamo, inoltre, reperire i numeri elevati delle centinaia di persone che sbarcano sulle coste italiane.
Sappiamo cosa ne sarà di questi numeri? Di queste persone? Di queste storie di vita? Quanti tra loro rimarranno sul territorio e quanti, invece, raggiungeranno altre terre ed altre realtà?
Lavorando nel sociale ed in particolare nell’accoglienza mi sono più volte interrogata su quali siano i motivi che spingono queste persone a mettersi in marcia per raggiungere altri paesi.
Penso che per poter capire e cercare delle risposte all’interno dell’enorme quantità di informazioni sulla migrazione occorra partire dalla nostra realtà e dalla nostra quotidianità; potremmo immaginare noi stessi in un nuovo territorio: quali sarebbero le difficoltà che dovremmo affrontare?
La cosa che mi rassicurerebbe in modo particolare sarebbe trovare delle soluzioni, escamotage ed alternative che possano rendere la mia nuova vita meno complicata. Lavorando come educatrice in ambito di accoglienza mi succede molto frequentemente di conoscere persone e non rivederle dall’oggi al domani, senza alcun avviso e senza alcuna motivazione. Certamente parlando di migranti e richiedenti asilo accolti in un progetto di accoglienza faremo riferimento ad un allontanamento non concordato. Molto spesso i viaggi per lasciare l’Italia e raggiungere, nella maggior parte dei casi, il centro Europa avvengono improvvisamente e con tempistiche non concordate e non programmabili. L’obiettivo è in gran numero il raggiungimento di soluzioni migliorative.
Molti giovani migranti hanno il desiderio di raggiungere la famiglia d’origine, la quale probabilmente si è già stabilita in altre aree geografiche per i motivi più disparati. Perciò tra le motivazioni principali c’è il raggiungimento di parenti, amici o connazionali che potranno senza alcuna ombra di dubbio dare sollievo e benessere al soggetto in questione. Infatti, la vicinanza fisica ed emotiva di persone care rende il percorso di vita di un migrante meno complesso e probabilmente anche più fruttuoso.
Altro aspetto da tenere particolarmente in considerazione è la conoscenza della lingua; molti migranti francofoni infatti desiderano raggiungere paesi quali la Francia, ad esempio. Questo è decisamente comprensibile dato che la ricerca di un lavoro e la successiva assunzione è chiaramente più agevole se l’interessato parla la lingua del paese accogliente.
In relazione allo studio della lingua italiana possiamo far riferimento alla frequenza che occorre garantire nei centri scolastici d’interesse. Se per imparare una nuova lingua occorre dedicare del tempo e delle energie, sicuramente è tempo ed energie che non vengono sfruttate per svolgere un’attività lavorativa. Purtroppo posso dedurre che se un migrante avesse una possibilità lavorativa diurna ma il suo territorio offre un corso di italiano mattutino, una cosa deve certamente escludere l’altra. L’ideale sarebbe dedicare i primi mesi di permanenza sul territorio all’apprendimento della lingua ma lo scopo principale del migrante è cercare un lavoro e guadagnare delle risorse economiche per poter aiutare la famiglia, ad esempio, rimasta nel paese d’origine. Allora il risultato sarà una persona combattuta ed in difficoltà che nel caso in cui dovesse avere la possibilità di trasferirsi in un paese di cui conosce la lingua e che possa offrire un lavoro senza la necessità di frequentare la scuola, ne approfitterà.
Nel dettaglio, parlando del nostro territorio, i migranti che decidono di lasciare il Paese sono principalmente persone francofone provenienti dall’Africa e la percentuale è decisamente alta anche nei migranti provenienti dalla Siria. Quest’ultimi, molto spesso, ci raccontano del loro desiderio di raggiungere la Germania – Paese con una gran presenza della comunità siriana.
L’Italia perciò assume una posizione geografica – come ben sappiamo e possiamo intuire – favorevole per attraversare il Mediterraneo e raggiungere il centro Europa. Il nostro Paese diventa una direttissima che collega le coste africane ai Paesi centrali d’Europa, ad esempio Francia e Germania.
di Sonia Lerose