“Mi chiamo Saman ed ho 18 anni” di Antonella Pavasili

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“Mi chiamo Saman ed ho 18 anni,

e li avrò per sempre.

Dicono che mi hanno ritrovata, dissotterrata, che mi faranno l’autopsia, che sono ben vestita e ben conservata.

Ma sono morta.

Ammazzata.

Mi hanno ammazzata.

Mi ha ammazzata il mio stesso sangue.

Perché volevo vivere, amare, essere libera.

Ho diciott’anni e li avrò per sempre.

Non studierò, non viaggerò, non mi sposerò, non avrò figli.

Dicono che mi metteranno l’abito da sposa che avevo già comprato.

Dicono che giustizia sarà fatta.

Ma io ho diciott’anni e li avrò per sempre.

E in fondo nemmeno mi importa esser certa che sia il mio quel corpo che hanno dissotterrato.

Io volo da tanto tempo e il mio corpo non mi serve più.

Ho diciott’anni e li avrò per sempre.

Sono morta.

E ai morti non serve un corpo.

Servono preghiere, pensieri gentili, fiori lanciati in aria, musica, canzoni.

E libertà.

Quella libertà per la quale mi hanno uccisa.

Ma io vivo ancora.

Vivrò per sempre.

Nella memoria e nell’esempio.

Per tutte le donne che combattono per vivere, per amare, per essere libere.

Per tutte le donne che compiranno 19 anni.

Io non li compirò mai.

Perché io sono Saman, ho diciott’anni e li avrò per sempre.

E sono morta per amore della mia libertà.

Per la libertà mia e di tutte le donne”

Saman.

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