Circa 300 migranti afghani sono stati recentemente liberati dalle carceri pakistane e rimandati in Afghanistan, nonostante avessero documenti regolari al momento della detenzione. L’annuncio arriva dal Ministero per i Rifugiati e il Rimpatrio del governo talebano, che ha confermato la liberazione e il ritorno in patria di 286 persone avvenuto domenica 18 maggio 2025. Alcuni dei detenuti hanno trascorso in carcere da uno a diversi giorni.

Questa liberazione si inserisce in un contesto più ampio di crescenti espulsioni di cittadini afghani da parte del Pakistan. Dall’inizio di aprile 2025, oltre 80.000 afghani privi di documenti sono stati costretti a tornare nel loro Paese, suscitando preoccupazione da parte delle Nazioni Unite, che sottolineano le difficoltà che queste persone incontrano nel reinserirsi nella società afghana.
Le organizzazioni per i diritti umani denunciano da tempo il trattamento riservato ai migranti afghani in Pakistan, evidenziando detenzioni arbitrarie e condizioni carcerarie critiche, che colpiscono anche donne e bambini. Amnesty International, in particolare, ha criticato il “Piano di Rimpatrio degli Stranieri Irregolari” promosso da Islamabad, ritenendolo poco trasparente e potenzialmente in violazione dei diritti umani internazionali.
In risposta a queste politiche, il governo talebano ha espresso una dura condanna contro le deportazioni unilaterali del Pakistan. Il primo ministro talebano Hasan Akhund e il ministro degli esteri Amir Khan Muttaqi hanno chiesto al governo pakistano una gestione più coordinata e umana del rimpatrio, per garantire che i rifugiati possano tornare in Afghanistan in modo dignitoso e sicuro.
Questa vicenda porta alla luce le criticità vissute dai cittadini afghani rifugiati in Pakistan, richiamando l’attenzione internazionale sulla necessità di tutelare i diritti di chi è costretto a lasciare il proprio Paese.