“Muslims Don’t Matter” di Sayeeda Warsi – Un’accusa diretta al cuore del Partito Conservatore britannico
Articolo originale pubblicato su The Guardian
Con il libro Muslims Don’t Matter, l’ex ministra britannica Sayeeda Warsi lancia una critica forte e articolata verso il suo stesso partito, i Conservatori, accusandoli di aver ignorato e talvolta alimentato l’islamofobia nella società britannica. Una lettura chiara e potente che espone l’ipocrisia politica e la normalizzazione del pregiudizio antimusulmano.

Warsi, già presidente del Partito Conservatore e prima donna musulmana a far parte di un gabinetto ministeriale in Regno Unito, non usa mezzi termini. Dopo essersi dimessa nel 2014 per protesta contro le politiche “moralmente ingiustificabili” del governo Cameron sulla Palestina, è diventata una voce coraggiosa nel denunciare non solo l’islamofobia, ma anche l’antisemitismo e la persecuzione dei cristiani. Ha ricevuto perfino minacce da parte dell’ISIS per il suo impegno.
Nel suo libro, Warsi spiega come l’odio verso l’islam sia spesso giustificato come legittima preoccupazione. Il termine “islamofobia” viene ridicolizzato da alcuni politici e media, come se fosse un’invenzione per proteggere gli estremisti. Ma, secondo l’autrice, la realtà è diversa: la paura e il disprezzo verso i musulmani si sono radicati nella cultura pubblica britannica fino a diventare “accettabili” anche nelle conversazioni quotidiane – ciò che lei già nel 2011 aveva definito “il test della tavola da pranzo”.
L’accusa più dura è però rivolta ai suoi ex colleghi conservatori. Warsi sostiene che i governi Tory abbiano sistematicamente ignorato le richieste delle comunità musulmane, preferendo dialogare con portavoce più “compiacenti” invece che con veri rappresentanti credibili. Racconta come personaggi come Michael Gove abbiano sminuito le denunce di discriminazione, e come ministri come Suella Braverman abbiano diffuso narrazioni tossiche legando, ad esempio, le comunità britanniche di origine pakistana a crimini sessuali – senza però tutelare, in altri casi, le vittime musulmane, come nel caso della giovane Shamima Begum, a cui fu revocata la cittadinanza da Sajid Javid.
Nonostante queste esperienze, Warsi si dice “sollevata e grata” per la recente uscita dei Conservatori dal potere, e auspica che il Partito Laburista prenda sul serio il fenomeno dell’odio antimusulmano. Sostiene una definizione ufficiale di islamofobia, elaborata in un rapporto trasversale tra vari partiti, come “pregiudizio radicato nel razzismo” che colpisce chiunque venga percepito come musulmano.
È una definizione controversa, ma Warsi la difende con decisione, anche perché – come dimostrano i dati – spesso l’odio antimusulmano colpisce anche persone non musulmane, come sikh e indù, scambiati per musulmani. In effetti, secondo un sondaggio del 2022, i musulmani erano il gruppo sociale meno gradito nel Regno Unito, subito dopo rom e viaggiatori irlandesi. E gli stereotipi negativi, sostiene Warsi, hanno radici profonde: “Non serve essere musulmani praticanti o coerenti per essere vittime di islamofobia. Basta sembrarlo.”
Un esempio significativo è il trattamento riservato a Sajid Javid, ex ministro dell’Interno. Nonostante lui si definisca solo “musulmano di nascita”, nel 2019 non fu invitato al banchetto di Stato con Donald Trump, probabilmente per non urtare la sensibilità del presidente USA. Solo allora, ricorda Warsi, Javid spinse per un’inchiesta sull’islamofobia nel partito. Lei lo definisce “un assaggio del politico che avrebbe potuto essere”, ma resta il fatto che nemmeno l’allineamento ideologico salva da certi pregiudizi.
Muslims Don’t Matter è un libro importante, non solo per ciò che rivela della politica britannica, ma anche per le riflessioni più ampie su come i musulmani vengano trattati nelle democrazie occidentali. Warsi offre un’analisi lucida e personale che costringe a guardare in faccia un problema troppo spesso ignorato.

Chi è Sayeeda Warsi:
Sayeeda Warsi è un’avvocata, politica e attivista britannica. È stata la prima donna musulmana a sedere in un gabinetto del governo del Regno Unito, sotto la guida di David Cameron. Di origini pakistane, ha ricoperto il ruolo di presidente del Partito Conservatore e ha spesso preso posizioni critiche contro l’islamofobia, l’antisemitismo e ogni forma di intolleranza religiosa. Dopo essersi dimessa nel 2014 per ragioni di coscienza, è diventata una delle voci più indipendenti e autorevoli della politica britannica.