Rivelerò io cosa dire di me di Walt Whitman

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«In un sogno ho sognato una città dove tutti gli uomini erano come fratelli, li ho visti amarsi teneramente gli uni con gli altri – li ho visti, erano in molti, camminare dandosi la mano.»

Questi versi ipnotici, visionari, a volte persino “allucinogeni”, come la radice del Calamo aromatico, pianta che a tratti affiora tra le righe, raccontano la storia di un grande amore fra due uomini, di una triste separazione, di una cocente delusione. Mentre cantano il rapporto intimo tra uomo e natura, sono un invito all’amore e alla fratellanza universale; alla fondazione di una utopica comunità basata sull’amore, da interpretare e vivere senza alcuna distinzione, all’insegna della libertà. Non si può non rimanere sbalorditi di fronte a versi così avanti rispetto al loro tempo, capaci di unire istanze umane, politiche, esistenziali di estrema attualità. Ogni parola è frutto di una scelta profondamente meditata da parte di Whitman: per questo, la traduzione di Diego Bertelli va in una direzione, la più ricca e inclusiva possibile.

Walt Whitman era un omosessuale di prorompente sensualità; ma eravamo nell’Ottocento e bisognava nascondersi. Forzandosi lui si adattò, censurando le sue poesie più esplicite, togliendole dalle raccolte che andavano in stampa, alterandone la sequenza, mimetizzandole. Bowers ha studiato i manoscritti, e con meticolosità filologica ha riproposto Calamus, il nucleo di Foglie d’erba, nella sua integrità.


Diego Bertelli ha ora tradotto questa versione rinnovata, offrendocela per la prima volta in tutta la sua originaria freschezza.

Rivelerò io cosa dire di me è Calamus come l’aveva concepito il suo autore.
Colpisce per la sua emozionante apertura, di assoluta attualità.

Casa editrice: Marcos y Marcos

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