La Russia è diventata il primo Paese a riconoscere ufficialmente il governo talebano in Afghanistan. L’annuncio è stato dato giovedì 4 luglio, dopo un incontro a Kabul tra il ministro degli Esteri afghano Amir Khan Muttaqi e l’ambasciatore russo Dmitry Zhirnov. Per i Talebani, si tratta di un passo storico: “Una decisione coraggiosa”, ha detto Muttaqi, “che apre una nuova fase di relazioni positive e rispetto reciproco”.

Un segnale politico forte
Il riconoscimento arriva quasi tre anni dopo il ritorno al potere dei Talebani nell’agosto 2021, quando rovesciarono il governo sostenuto dall’Occidente. Da allora, il regime ha imposto una rigida interpretazione della legge islamica, vietando ad esempio alle donne l’accesso all’istruzione e limitandone la presenza nella vita pubblica.
Finora, nessuno Stato aveva riconosciuto formalmente il cosiddetto “Emirato Islamico dell’Afghanistan”, anche se alcuni, come Cina e Pakistan, hanno accettato ambasciatori talebani. La Russia è andata oltre: non solo ha accolto un ambasciatore talebano, ma ha anche rimosso il movimento dalla lista delle organizzazioni terroristiche nell’aprile 2024.
Interessi strategici ed economici
Il Ministero degli Esteri russo ha dichiarato che questa decisione punta a rafforzare la cooperazione bilaterale in settori chiave come energia, trasporti, agricoltura e infrastrutture. Inoltre, Mosca considera Kabul un partner utile nella lotta contro il terrorismo e il traffico di droga.
Putin aveva già definito i Talebani “alleati contro il terrorismo” nel luglio 2024, e la Russia è stata tra le prime a riaprire un ufficio commerciale nella capitale afghana dopo la presa del potere dei Talebani. Tra i progetti in corso, c’è anche quello di utilizzare l’Afghanistan come snodo per il transito del gas verso il sud-est asiatico.
Reazioni critiche: “Un passo pericoloso”
Il riconoscimento russo ha però scatenato forti critiche, soprattutto da parte delle attiviste afghane. “Così si legittima un regime che vieta l’istruzione alle ragazze e protegge terroristi sanzionati dalle Nazioni Unite”, ha dichiarato Mariam Solaimankhil, ex deputata afghana. “È un segnale che gli interessi geopolitici contano più dei diritti umani”.
Anche Fawzia Koofi, altra ex parlamentare, ha avvertito: “Riconoscere i Talebani non porterà pace, ma rafforzerà l’impunità e metterà a rischio la sicurezza globale”.
Nonostante le aperture da parte di alcuni Paesi, la comunità internazionale resta divisa. Le sanzioni contro i leader talebani, compresi alcuni provvedimenti delle Nazioni Unite, restano attive. Il riconoscimento della Russia potrebbe ora spingere altri Stati, soprattutto nell’area asiatica, a fare scelte simili.
Fonte AFP.
ET.