Il vicepremier e ministro degli Esteri del Pakistan, Ishaq Dar, ha annunciato giovedì davanti al Senato che la tregua tra India e Pakistan, mediata dagli Stati Uniti, è stata estesa fino al 18 maggio. La decisione è arrivata in seguito a una nuova conversazione via hotline tra i vertici militari dei due Paesi, avvenuta il 14 maggio.

Lo scambio tra i Direttori Generali delle Operazioni Militari (DGMO) di Islamabad e Nuova Delhi, rispettivamente il Maggiore Generale Kashif Abdullah e il Tenente Generale Rajiv Ghai, ha avuto inizio il 10 maggio. Da quel momento, le parti hanno prorogato la tregua a più riprese: prima fino al 12 maggio, poi fino al 14 e infine, dopo ulteriori contatti, fino al 18.
Dar ha spiegato che la proposta di cessate il fuoco è arrivata dal Segretario di Stato americano Marco Rubio il 10 maggio. Secondo quanto riferito in aula, il segretario avrebbe comunicato che l’India era disposta ad accettare una tregua. Dar ha risposto che anche il Pakistan era pronto, sottolineando che il conflitto non era stato avviato da Islamabad.
Lo scontro armato tra le due potenze nucleari si è inasprito il 7 maggio, quando almeno 31 civili pakistani, tra cui abitanti del Kashmir amministrato da Islamabad (Azad Jammu e Kashmir), sono rimasti uccisi in attacchi indiani. Il Pakistan ha risposto abbattendo cinque caccia indiani, inclusi tre Rafale, e decine di droni. Nei successivi quattro giorni di tensioni, si contano almeno 11 militari e 40 civili uccisi sul fronte pakistano.
La tregua, annunciata sabato 11 maggio dal presidente statunitense Donald Trump, è giunta dopo che il Pakistan aveva lanciato l’operazione di rappresaglia denominata Bunyan-um-Marsoos, colpendo 26 obiettivi militari indiani e altre infrastrutture ritenute coinvolte in attacchi contro civili o in attività terroristiche nel paese.
Trump ha affermato che l’impegno degli Stati Uniti è stato decisivo e ha collegato l’allentamento della crisi anche a interessi economici: “Faremo molto commercio sia con il Pakistan che con l’India”, ha detto.
Dar ha inoltre riferito di aver ricevuto telefonate da leader di diversi Paesi, tra cui il ministro saudita per gli Affari Esteri Adel al-Jubeir, per discutere della tregua. Ha ribadito che il Pakistan non ha mai richiesto un cessate il fuoco, ma resta favorevole alla pace purché vengano rispettate la sovranità e la dignità nazionale.
Il vicepremier ha anche difeso la posizione di Islamabad sul Trattato delle Acque dell’Indo, che ha definito “non negoziabile”, sottolineando che l’India non può sospenderlo unilateralmente. I prossimi colloqui bilaterali — ha concluso — affronteranno in modo “composito” tutte le questioni aperte tra i due Paesi.