“Un allegro sconcerto”, La prima volta che ho fatto ridere qualcuno non l’ho fatto apposta.

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp

Cosa accadrebbe se abolissimo la morte? E i penitenziari? E se i libri li scrivessero le piante, e se gli uomini cambiassero per il meglio? Cosa succederebbe se la Bibbia fosse riscritta, se dei genitori troppo preoccupati per la relazione del proprio figliolo tornassero dall’aldilà, se si istituisse una giornata mondiale per celebrare le stampelle, se ci si scordasse della morte del proprio padre o di creare gli attacchi per cambiare una lampadina? E se uno scrittore famoso e idolatrato un giorno se la prendesse con un povero autista di camion? E se un uomo si mettesse alla ricerca della fede della moglie, perduta nella sabbia di una spiaggia?

Giacomo Poretti, artista assoluto dell’ironia e della parola, ci conduce in una caleidoscopica raccolta di racconti tenuti assieme dal filo fecondo della surrealtà e da una galleria di personaggi indimenticabili che, nelle loro storture e magnificenze, nei loro guizzi e nelle loro ombre, racchiudono tutta l’allegra sconcertante bellezza dell’essere umano e di ciò che è in grado di creare con la sua immaginazione: uno spazio infinito che si dischiude sopra, sotto e oltre la Terra.

L’Autore

Giacomo Poretti (Busto Garolfo, 1956) è attore, sceneggiatore e tifoso dell’Inter. Nel 1991 avviene l’incontro con Aldo e Giovanni. Le celebri partecipazioni in vari programmi televisivi rendono noto il trio al grande pubblico. Si dedicano poi con straordinario successo al teatro e al cinema. È autore di Alto come un vaso di gerani (2012), Al paradiso è meglio credere (2015) e Turno di notte (2021). Insieme ad Aldo e Giovanni scrive Tre uomini e una vita. La nostra (vera) storia raccontata per la prima volta (2016).

Dal 2019 dirige, con Luca Doninelli, il Teatro Oscar di Milano. Attualmente scrive per Avvenire e per il Corriere della Sera.

Casa editrice: La nave di Teseo+

LEGGI ANCHE

Fare la scuola coi fichi secchi

“Fare la scuola coi fichi secchi”. Ovvero pensare di risolvere i problemi della scuola senza investire risorse economiche. Si parla tanto di bullismo e inclusione