No space for Bezos!
Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, inventore e proprietario di Amazon, padrone di un patrimonio incalcolabile, si stima un suo guadagno all’ora di 13,4 milioni di dollari contro i 10/12 dollari di un suo dipendente inquadrato in un precariato definitivo, ha deciso di sposarsi a Venezia.
Le nozze dureranno tre giorni, dal 24 al 26 giugno e le indiscrezioni dicono che il tutto costerà più o meno 30 milioni di dollari. La fortunata sposa, Laureen Sanchez, giornalista televisiva e tante altre cose fra le quali “filantropa”, che per quei giorni indosserà ventisette abiti, cambiandone uno all’ora se si offrirà ai festeggiamenti almeno otto ore al giorno, si riserva di stupire tutti con la mise da mille e una notte per il pronunciamento del sì.

Che male c’è se due attempate persone, sessantuno anni lui e cinquantacinque lei, vogliono festeggiare con tanta generosità uno dei giorni più belli della loro vita?
Nessuno, e chi muove obiezioni sicuramente lo fa mosso da una riprovevole e vergognosa invidia nei confronti di chi si sa godere la vita e per farlo non bada a spese.
La location per un tale evento è fondamentale e poco importa se, per quei giorni, una città con tanto, anche se sempre più sparuti abitanti, viene letteralmente requisita, blindata, immobilizzata, non percorribile con i mezzi pubblici. I motoscafi privati sono stati requisiti tutti e messi a disposizione degli illustri ospiti. I vaporetti, cari anch’essi per un turista straccione, naturalmente non circoleranno. Ed è giusto così, come si può contaminare la favola mostrando normalità e miseria.
I veneziani che si ribellano a rientrare nella categoria di animali in via di estinzione non ci stanno a reggere lo strascico della sposa e a chinarsi al passaggio del corteo acquatico e si stanno organizzando, centri sociali in testa, per rendere ancora più indimenticabile la festa agli sposi e agli illustri invitati. Tante sono le iniziative alle quali tutta la cittadinanza é invitata a partecipare.
Sono in piazza San Marco per vedere di nascosto l’effetto che fa lo srotolamento, di cui si parla sottovoce da giorni, dello striscione col nome Bezos cancellato da un’enorme croce rossa.
Mi avvicino al limite della fondamenta dove alcuni operai lavorano alla sostituzione delle bricole. Dei gondolieri, da terra, collaborano all’impresa. Un fantastico quadretto veneziano. La tentazione di attaccare bottone con questi personaggi locali è grande e lascio che questa idea si faccia spazio quasi divertendomi.
Con la faccia più tontolona del mondo, mi rivolgo a loro indicando lo striscione evidenziato da fumogeni colorati che ormai campeggia da qualche minuto lungo il campanile di San Giorgio.

“Mi scusi, ma cosa sta succedendo, cosa vuole dire quella scritta?”
“Niente, sono quelli dei centri sociali che protestano per Bezos.”
Sempre più tonta: “Bezos? Perché?”
Sempre più pazienti e un tantino più loquaci: “Si Bezos che si sposerà a Venezia e che porterà un bel po’ di schei, ma quelli là non capiscono niente.”
Ancora io: “Cosa succederà in città?”
Sempre più disponibili loro: “Ma niente, saranno solo tre giorni di festa, ma gli sposi e gli invitati si sposteranno con i motoscafi, staranno negli alberghi che solo quella gente può permettersi, ci sarà qualche difficoltà a muoversi, ma niente di che. E poi Venezia è piccola e a piedi si va dappertutto.”
Già, Venezia è piccola, ormai spopolata, ma decisamente ancora una città tranquilla e a misura d’uomo secondo i nostri amici gondolieri che sono attualmente una categoria privilegiata e, protetta in una sorta di corporazione, dal punto di vista economico.
E sì, una città tranquilla, peccato che ce la facciano percepire come un luogo da guerriglia urbana.
Infatti arrivare col treno alla stazione di Santa Lucia è veramente shockante. Alla discesa dal treno si accede dal binario alla stazione passando per delle forche caudine controllate da agenti della sicurezza armati fino ai denti ai quali bisogna esibire la ricevuta del pagamento di ciò che chiamano “contributo d’accesso” di dieci euro a persona, oppure l’invito di qualcuno che abita in città e che ci ospita. Alla faccia del diritto alla privacy!
Ho il brutto vizio di chiedere spiegazioni soprattutto quando gli altri tirano dritti a capo chino.
Questa volta la malcapitata è un’agente della sicurezza alla quale chiedo sempre con la mia faccia un po’ idiota sé quella che ha nel cinturone che le cinge la vita è una pistola taser.
Con un sorriso soddisfatto e paziente, d’altronde con gli idioti bisogna pur portare pazienza, mi dice che no che quella è proprio una pistola.
Di quelle che fan Bum, penso io. Ma davvero a Venezia c’è bisogno di tutto questo?
Aggiunge che lo fanno per il nostro bene e la nostra sicurezza e che io non posso nemmeno immaginare per quanti nascosti pericoli noi passiamo.
Insomma le nozze di Bezos saranno un’ottima occasione per il sindaco Brugnaro per dimostrare al mondo intero il modello unico di sicurezza che rappresenta la città lagunare.
In fondo la sua politica è vincente e basterà poco tempo per rendere la città pulita, sicura, conservata, priva di vita come un qualsiasi museo da dove i giovani scappano e scapperanno.
Fra qualche anno sarà forse una gigantesca Spa senza più abitanti volgari e un po’ miserabili con figli piccoli e chiassosi che chiedono affitti a misura di stipendi normali, scuole, collegamenti, progetti culturali, alloggi per studenti squattrinati, un limite per i B&B che sono ovunque e che arricchiscono proprietari che forse a Venezia non ci hanno mai messo piede.
Cantava Guccini
Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare
La dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti
Che cercano in mezzo alla gente l’Europa o l’Oriente,
Che guardano alzarsi alla sera il fumo, o la rabbia, di Porto Marghera
di Grazia Satta