“Non puntate l’attenzione su di me, ma su quelle persone che stanno vivendo questa situazione”.
Con queste parole esordisce parlando al pubblico della conferenza stampa del 13 agosto don
Nandino Capovilla, il sacerdote del movimento Pax Christi.
Era partito lunedì 11 agosto per la Palestina con un gruppo di 15 persone aderenti alla campagna
“Ponti e non muri”. Avrebbero dovuto portare la loro vicinanza al popolo di Gaza attraverso
l’incontro con associazioni e movimenti impegnati per la costruzione di un dialogo che possa
portare la pace in quei territori martoriati da decenni in una guerra assurda e inutile.
“Ognuna delle mie sette ore di fermo all’aeroporto di Tel Aviv corrisponde a dieci anni di soprusi e
violenze subite dal popolo palestinese.” Dice.

All’aeroporto di Tel Aviv il gruppo è stato fermato e il parroco a cui sono stati controllati i bagagli,
sequestrati cellulari e tutto ciò che poteva costituire un pericolo di diffusione di notizie, è stato
trattenuto per sette ore in una sorta di limbo di giustizia e rispetto dei diritti umani.
L’obiettivo di don Nandino è lo stesso da decenni: andare e accompagnare gruppi che, attraverso
l’esperienza diretta, camminando per quelle strade, ascoltando i racconti della gente, vedendo le
immagini delle loro vite, possano testimoniare al mondo ciò che succede all’interno di questi
territori dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi.
I giornalisti devono raccontare e loro gli chiedono “Racconta della tua espulsione”. Risponde
dicendo che le parole sono importanti e ogni qualvolta si pronuncia la parola espulsione bisogna
ricordare al mondo le centinaia di migliaia di vittime che, purtroppo, stanno aumentando ogni
giorno nella nostra più totale indifferenza.
“Vi ricordate di Hind, la bambina trovata morta dentro un’ambulanza e tutti ne hanno parlato.
Mentre parlavamo di Hind morivano decine di bambini nel silenzio del mondo. Nelle giornata in cui
io sono stato trattenuto 400 bambini o sono morti o sono stati feriti. Hind era tutti i bambini morti,
feriti, deprivati”.
“Ricordiamoci che il 21 novembre del 2024 la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato
di arresto per Netanyauh per crimini contro l’umanità.”
Il mondo sembra ignorare e qualche politico importante di qualche civilissimo Stato occidentale ha
dichiarato che, all’interno della propria nazione, Netanyauh non avrebbe mai avuto alcun tipo di
problema qualora vi si trovasse all’interno per qualsiasi motivo.
Il suo racconto prosegue prendendo sempre spunto dalla propria vicenda per condurre l’attenzione
ai crimini che da due anni continuano in modo feroce. Dice che non è stato maltrattato, certo gli
hanno impedito di comunicare il suo stato di fermo con l’esterno, di andare in bagno, di muoversi al
di fuori di quella stanza, ma che è niente confrontato all’impossibilità che hanno sempre i
palestinesi di muoversi, di lavorare, di andare a scuola, di potersi curare in un ospedale, di
incontrare amici, di avere una vita sociale piena.
“Cosa possiamo fare noi per il popolo di Gaza? Dobbiamo riempire la Palestina della nostra
presenza.”
È dispiaciuto, ma non disperato, non immagina la sua espulsione come un provvedimento
irreversibile e punta il dito sulla prepotenza politica che impedisce a chiunque di entrare nello Stato
palestinese se non con l’autorizzazione di Israele che ne circonda completamente tutti i territori.
L’idea è quella di trasformare i pellegrinaggi in registrazioni viventi di ciò che accade in queste
terre. Riempirle con la presenza di testimoni.
Con l’espulsione di Nandino gli abitanti dei Territori palestinesi hanno perso un amico da salutare
per strada, una persona conosciuta che li riconosceva e che portava al di fuori di queste assurde
prigioni, stralci delle loro vite di cui conosceva le storie.
È stato distrutto un ponte spirituale.
L’Italia è il terzo paese al mondo nella classifica dei venditori di armi a Israele.
La grande ipocrisia di chi parla di pace e poi vende le armi per guerre eterne deve essere
conosciuta e compresa dalla gente, da quella gente che può pressare per un cambiamento. Da
quella gente che sapendo come sta andando la situazione non può più fare finta di niente.
In questi giorni il ministro Crosetto, potentemente coinvolto nella vendita di armi, dice che ora
Netanyauh dovrebbe cambiare qualcosa a proposito di Gaza. Nel frattempo l’Italia ha affidato il
sistema di cybersicurezza ad Israele e recentemente è caduto nella rete Luca Casarini,
pericolosissimo criminale colpevole solo di essere in prima linea nei soccorsi in mare.
Con 72miliardi di euro nel 2023 l’UE è il maggiore investitore di armi in Israele doppiando gli USA
che di euro ne spendono 39 di miliardi.
Esibisce un foglio spiegazzato che è il suo mandato di espulsione, un documento che ha rifiutato di
firmare e nel quale c’è scritto che il mite parroco costituisce un pericolo per lo stato di Israele. Tale
rifiuto ha scatenato la reazione della funzionaria che si è alzata in piedi come se non fossero lei e
Nandino soli in una stanza dell’aeroporto, ma in un vero e proprio tribunale mondiale e il
documento di espulsione fosse una sentenza inappellabile.
“Lei deve firmare!” Ribadisce in modo perentorio.
Il suo essere in piedi le conferiva un’autorità assoluta. Si era meravigliata che un prete si ribellasse
a una tale assurda situazione e ne chiedesse spiegazioni.
Purtroppo anche il rifiuto di sottoscrivere un documento così assurdo ha poca importanza in un
paese come Israele che non possiede una costituzione.
Insieme a Nandino c’erano tre persone, un signore che poi hanno arrestato ed una signora
ucraina, le guardie erano sempre sette e non avevano niente da fare se non, alle richieste di:
posso avere un foglietto? NO. Posso andare in bagno? NO. Posso chiamare la mamma? NO,
rispondere sempre NO.
Nella noia di un tempo così vuoto questi giovani agenti scrollavano continuamente il cellulare come
un ragazzino qualsiasi in un qualsiasi posto del mondo.
La speranza di don Nandino era in quei momenti che venisse ascoltata una sua preghiera laica,
che capitasse loro di vedere per caso, una di quelle foto di un dolore così forte che ci porta a
distogliere lo sguardo.
Forse potrebbero risvegliarsi da tanto orrore.
Di Grazia Satta