Chi ha ucciso Shireen? Il documentario che cerca la verità.

Documentario svela il soldato israeliano che ha ucciso Shireen Abu Akleh: nuove prove e testimonianze

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Chi ha ucciso Shireen? Il documentario che cerca la verità.

A tre anni dall’uccisione della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, un nuovo documentario intitolato Who Killed Shireen? getta nuova luce su uno dei casi più discussi e controversi del conflitto israelo-palestinese. La produzione, uscita nel maggio 2025, è frutto di un’indagine indipendente portata avanti da giornalisti del New York Times e da produttori vicini all’ambiente militare israeliano, e punta il dito contro l’esercito di Tel Aviv.

Chi ha ucciso Shireen? Il documentario che cerca la verità.
Chi ha ucciso Shireen? Il documentario che cerca la verità.

Shireen Abu Akleh, voce storica di Al Jazeera, fu uccisa nel maggio 2022 durante un’operazione militare israeliana a Jenin, in Cisgiordania occupata. All’inizio, le autorità israeliane attribuirono la responsabilità ad attacchi da parte di miliziani palestinesi. Ma le indagini internazionali dimostrarono che a sparare fu un soldato israeliano.

Una verità nascosta per anni
Il documentario, prodotto dalla testata indipendente Zeteo, identifica il responsabile come Alon Scagio, un soldato israeliano allora ventenne, morto lo scorso anno sempre a Jenin. Le prove sono emerse grazie a testimonianze di soldati israeliani attivi, intervistati fuori dai canali ufficiali. L’esercito israeliano ha rifiutato di partecipare alla produzione e non ha mai ostacolato direttamente le indagini, ma neppure ha fornito collaborazione.

Dopo mesi di negazioni, l’esercito ammise nel settembre 2022 una “alta probabilità” che fosse stato un proprio militare a colpire Shireen, definendo però la morte un incidente. Ma per la famiglia e i colleghi, si è trattato di un omicidio deliberato, aggravato dalla sistematica mancanza di trasparenza.

Una giustizia che non arriva
Nel documentario, la nipote della giornalista, Lina Abu Akleh, denuncia il continuo blocco delle inchieste ufficiali: “Non è solo la perdita di Shireen a farci soffrire, ma anche la negazione di ogni forma di giustizia”. La giovane è oggi una delle portavoci più attive nella campagna per la verità e la responsabilità, che si è estesa fino al Congresso USA e alla Corte Penale Internazionale.

A rendere ancora più inquietante il racconto è la rivelazione che l’immagine di Shireen sarebbe stata usata come bersaglio durante esercitazioni militari israeliane, secondo alcune fonti. “Una scoperta devastante”, afferma Lina.

Anche Ali Samoudi, giornalista rimasto ferito accanto a Shireen, testimonia nel film. Di recente è stato arrestato nuovamente a Jenin e trattenuto senza accuse formali. Un destino che, secondo i giornalisti, evidenzia la volontà di mettere a tacere chi cerca di raccontare cosa accade nei territori occupati.

Una famiglia che non si arrende
Per la famiglia Abu Akleh, il documentario è un modo per mantenere viva la memoria e l’eredità di Shireen. Le nipoti, Lina e Lareen, hanno seguito le sue orme nel giornalismo, trasformando il dolore in impegno. “La nostra missione è quella di continuare a raccontare la verità, come faceva Shireen”, spiegano.

Nel 2022 è stata anche fondata la Shireen Abu Akleh Foundation, per sostenere giovani giornalisti e difendere la libertà di stampa, in particolare in contesti di conflitto.

Una denuncia collettiva
Il film arriva in un momento critico. Solo dall’inizio dell’offensiva su Gaza nell’ottobre 2023, oltre 200 giornalisti palestinesi sono stati uccisi. Secondo il Committee to Protect Journalists, Israele sarebbe responsabile di oltre due terzi dei reporter uccisi nel 2024.

“Indossare un giubbotto con la scritta PRESS non protegge più”, afferma uno degli autori del documentario. La morte di Shireen, come quella di molti altri colleghi, dimostra che l’impunità alimenta la violenza. Finché non ci sarà giustizia, il ciclo di silenzi e sangue continuerà.

Fonte TRT

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