Leadership Femminile Asiatico Donne al Potere nei Paesi più Patriarcali del Mondo

Leadership Femminile Asiatico: Donne al Potere nei Paesi più Patriarcali del Mondo

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp

Nel panorama politico internazionale, esiste un paradosso affascinante e intrigante: paesi del Sud-est asiatico e dell’Asia meridionale, generalmente considerati tra i più conservatori, patriarcali e tradizionalisti al mondo, hanno visto emergere leader femminili potenti e influenti molto prima di molte nazioni occidentali, inclusa l’Italia, che ha eletto la sua prima premier donna, Giorgia Meloni, solo nel 2022. Questo fenomeno sorprendente pone interrogativi profondi sulla natura del potere, del genere e delle dinamiche culturali.

Pakistan: Benazir Bhutto

Benazir Bhutto

Benazir Bhutto, figlia dell’ex premier Zulfikar Ali Bhutto, fu la prima donna a guidare un paese musulmano. Laureata ad Harvard e Oxford, divenne primo ministro del Pakistan nel 1988, dopo un lungo esilio e la tragica esecuzione del padre. Nonostante ostacoli enormi, prigione, esilio, accuse di corruzione, Benazir ha affrontato apertamente le profonde tensioni culturali e religiose del suo paese. Sotto la sua leadership il Pakistan affrontò crisi economiche, instabilità politica e conflitti con estremismi religiosi, fino al tragico assassinio nel 2007 che sconvolse il mondo.

Sri Lanka: Sirimavo Bandaranaike

Sirimavo Bandaranaike

Nel 1960, Sirimavo Bandaranaike divenne la prima donna premier nella storia mondiale moderna. Vedova del premier assassinato Solomon Bandaranaike, la sua leadership fu segnata da tensioni etniche e complesse sfide economiche. Nonostante le critiche e un atteggiamento maschilista diffuso, Sirimavo riuscì a imporre riforme sociali significative e condurre politiche di welfare avanzate, pagando però il prezzo politico di decisioni controverse e dure repressioni dei dissidenti.

Bangladesh: Khaleda Zia e Sheikh Hasina

Khaleda Zia e Sheikh Hasina

Il Bangladesh offre il caso unico di due donne, Khaleda Zia e Sheikh Hasina, che hanno alternato il potere per decenni. Khaleda, vedova del presidente assassinato Ziaur Rahman, ha affrontato persecuzioni, arresti domiciliari e attacchi personali. Sheikh Hasina, figlia del padre fondatore Mujibur Rahman, ha vissuto tragedie familiari devastanti e pericoli costanti, riuscendo tuttavia a guidare il paese attraverso difficili riforme economiche e conflitti politici interni. Entrambe hanno dominato la scena politica bengalese tra trionfi elettorali e feroci polemiche sulla corruzione e sull’autoritarismo.

India: Indira Gandhi e Sonia Gandhi

Indira Gandhi è stata forse la figura più iconica, prima premier donna dell’India nel 1966. Figlia di Jawaharlal Nehru, si impose con autorità quasi regale, affrontando crisi economiche, guerre con Pakistan e Bangladesh, emergenze nazionali controverse e tentativi di assassinio, culminati con la sua tragica morte nel 1984 per mano delle sue guardie sikh. Sonia Gandhi, invece, italiana d’origine e vedova di Rajiv Gandhi, guidò il Partito del Congresso, rinunciando tuttavia alla carica di primo ministro per evitare crisi istituzionali legate alla sua origine straniera, mostrando un modo diverso di esercitare il potere dietro le quinte.

Percezione degli uomini sostenitori ed elettori

Gli uomini sostenitori ed elettori in questi paesi hanno spesso visto queste donne come eredi simboliche di leader maschili carismatici, capaci di portare avanti un’eredità politica e culturale prestigiosa. L’appoggio degli uomini è derivato non solo dalla fedeltà verso la dinastia familiare, ma anche dal riconoscimento della capacità di queste leader di unificare il paese durante crisi e conflitti, spesso attribuendo loro una forza quasi materna che trascendeva le normali limitazioni di genere.

Effetti sulla carriera politica di altre donne

L’ascesa al potere di queste donne ha avuto un impatto significativo, contribuendo a rompere barriere culturali e incoraggiando altre donne, anche senza un background politico o dinastico, a intraprendere carriere politiche. In India, Bangladesh e Pakistan, ad esempio, l’accesso di donne a cariche politiche locali e nazionali è diventato più comune, e sono aumentate iniziative legislative e politiche volte a migliorare la partecipazione femminile in politica e nella società.

Leadership Femminile Asiatico Donne al Potere nei Paesi più Patriarcali del Mondo
Leadership Femminile Asiatico Donne al Potere nei Paesi più Patriarcali del Mondo

Il paradosso culturale

Il successo politico di queste donne in contesti estremamente maschilisti si spiega in parte con il peso delle dinastie familiari: ciascuna ha beneficiato dell’eredità di un padre o marito carismatico assassinato o perseguitato, simbolo di sacrificio nazionale. Questo culto della figura familiare “sacrificata” ha creato un’accettazione simbolica, permettendo loro di superare barriere culturali altrimenti insormontabili. Allo stesso tempo, queste leader hanno dovuto costantemente negoziare il proprio genere, bilanciando una figura materna e forte con politiche dure, spesso interpretate dai media come una sfida diretta alle norme patriarcali.

Confronto con l’Occidente e Italia

Sorprendentemente, paesi occidentali come Italia, Francia e Stati Uniti hanno tardato nel raggiungere questo traguardo storico. L’Italia ha visto Giorgia Meloni diventare premier solo nel 2022, riflettendo un patriarcato che, sebbene meno esplicito, resiste profondamente a un potere femminile esplicito. In Occidente, il potere delle donne resta spesso “eccezionale”, mentre in Asia meridionale la dinastia familiare ha paradossalmente facilitato l’ascesa femminile prima che altrove.

di ET.

LEGGI ANCHE