L’arresto del professor Ali Khan, docente musulmano in India, ha provocato molte critiche e interrogativi non solo tra le organizzazioni per i diritti civili, ma anche dai principali mezzi di informazione indiani. Il professore è stato accusato di sedizione per aver commentato sui social media l'”Operazione Sindoor”, suscitando dubbi sulla fondatezza delle accuse.

Nel suo post pubblicato l’8 maggio, Khan aveva sottolineato ironicamente come alcuni commentatori di destra avessero lodato l’operato del Colonnello Sofia Qureshi, chiedendosi se queste stesse voci si sarebbero mobilitate anche a difesa delle vittime dei linciaggi, delle demolizioni di case e della politica dell’odio promossa dal partito di governo BJP.
In risposta a questo messaggio, Renu Bhatia, presidente della Commissione per le donne dello Stato di Haryana, ha sporto denuncia, accusando il professore di “offesa alla dignità delle donne indiane” e di sedizione. Tuttavia, durante un’intervista televisiva, Bhatia non è riuscita a identificare una singola frase del post che potesse essere considerata offensiva o anti-nazionale.
Nonostante ripetute richieste del giornalista di chiarire quale fosse esattamente il contenuto offensivo, la presidente ha continuato a dare risposte evasive, incapace di citare una sola parola che giustificasse le accuse. Il video dell’intervista è diventato virale sui social, evidenziando l’assurdità della situazione.
Un vignetta satirica molto diffusa sintetizza bene l’episodio: “Trovate qualcosa di offensivo nel post del professor Khan”, chiede lo Stato. “La polizia controlla la sua religione. Il governo risponde: Arrestatelo.”
